La scommessa di una coppia friulana: dedicarsi alla produzione di latte d’asina - Foto

CIVIDALE. In regione non hanno concorrenza, sono i primi a lanciarsi nell’avventura della produzione di latte d’asina. In Italia poco più: qualche allevamento c’è, sì, ma a oggi esiste un solo casaro (in provincia di Reggio Emilia) che con il latte delle asine realizza pure formaggi.
Alessia Moschioni, giovane imprenditrice agricola proveniente da nota famiglia di vignaioli, e il suo compagno Matteo Costa Pelliciari, originario di Mantova, sono l’avanguardia friulana di un mercato di nicchia (soprattutto per ragioni di costi) che sta destando nei consumatori un’attenzione via via crescente.
Nel capannone che un tempo accoglieva le mucche del nonno paterno di Alessia la coppia ha gettato solide basi a una realtà che entrerà a regime prossimamente: «Stiamo aspettando i fondi», motivano i pionieri, precisando di aver fatto domanda di contributo nell’ambito del programma di sviluppo rurale e di essere in attesa della pubblicazione della graduatoria, che dovrebbe avvenire (si confida) tra maggio e giugno.
Per adesso sono una quarantina i capi accolti dalla grande stalla, tutti puri ragusani, «la specie – precisa Matteo – che garantisce il miglior latte».
Fra di loro ci sono diversi puledrini e altri cuccioli sono in arrivo: quattro nasceranno entro il mese, due a giugno, uno in novembre. Quattro, attualmente, le asine sotto mungitura: «Di più non avrebbe senso, visto che non abbiamo ancora iniziato le vendite – spiegano gli imprenditori –. Quando avremo concluso i lavori previsti il capannone accoglierà circa 100 esemplari per la mungitura, altrettanti a riposo e un piccolo caseificio: l’intera produzione avverrà infatti in loco».
E sarà a cura di Costa Pelliciari, che ha maturato un’esperienza di casaro nel settore del parmigiano reggiano. Il latte d’asina, certo, è altro pianeta: «Non è per nulla facile ricavarne formaggi, perché è molto più magro di quello di mucca e dunque fatica a coagularsi. Per un chilo di formaggio serve un quintale di latte». E va detto, a questo punto, che un litro costa la bellezza di 10 euro.
«Fate un po’ i conti...», dicono Matteo e Alessia, chiarendo che il prezzo tutt’altro che popolare è conseguente all’alta quantità di cibo consumata da un'asina in una giornata (15 kg di foraggio e uno di cereali) e dai modesti frutti della mungitura quotidiana.
«Due litri, massimo tre». I grandi e comprovati benefici del prodotto sulla salute, però, compensano la spesa elevata. È un latte leggero, che ha pochissimi grassi: è il più simile a quello materno e per tale ragione risulta molto indicato per i neonati e la prima infanzia.
I contatti dell’azienda con il Burlo Garofolo di Trieste, non per nulla, già ci sono. E la sensibilità che si sta diffondendo in materia (unita all'assenza di rivali, in ambito regionale e oltre, come detto) fa ben sperare per i riscontri in termini di clientela.
«Qui in azienda - anticipano i giovani - allestiremo pure un negozietto per la vendita diretta e una sala didattica per bambini».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto