La sarta: "Ho sfruttato la tecnologia per ago e filo"

UDINE. Alla sartoria è arrivata dopo aver invano tentato di inseguire un posto di lavoro adeguato al titolo che aveva in tasca: una laurea in Scienze e tecnologie multimediali presa a Pordenone. Inutile.
Dopo l’ennesima porta chiusa, Rebecca Persello – majanese di 37 anni – ha deciso di tornare a un’antica vocazione di famiglia. La sartoria. Riletta, però, a modo suo.
«Sarta era mia nonna Renata prima del terremoto e io, da piccola, la ricordo a far la maglia, a casa si dice che ho preso tutto da lei» attacca a raccontare Persello che oggi vive con il compagno in Cimano, a San Daniele, dove ha aperto il suo piccolo laboratorio artigiano. Nome dell’azienda: Cucicreando.
«Ho iniziato poco più che per gioco. Facendo qualche regalo ad amici che avevano bambini. Da autodidatta. Prima un bavaglino, poi una cuffietta. Sono piaciuti». Come spesso accade una cosa tira l’altra. Dal regalo, Persello è passata ai mercatini per hobbisti e poi, due anni fa, ha deciso di mettersi in gioco e aprire partita Iva. Sostenuta da papà Francesco, una vita – lui – da artigiano corniciaio.
«I primi mercatini non sono andati bene e stavo per gettare la spugna, non fosse stato per mio padre che mi ha incoraggiata a tenere duro, a farmi le ossa». Così Persello ha iniziato a rileggere un mestiere antico come quello della sartoria e a contaminarlo con le nuove tecnologie.
«Faccio quasi tutto al pc. Dall’ideazione dei miei prodotti alla comunicazione e commercializzazione. Quel che resta di manuale è il cuore del mestiere. Il lavoro con ago e filo, il resto è tutto digitale» spiega, raccontando che il pc è divenuto uno strumento indispensabile. «Compro online i tessuti, creo i disegni, gestisco il social».
Facebook è la principale vetrina di Cucicreando. «La gente vede i miei prodotti e mi contatta. Ho spedito un po’ ovunque in Italia. Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. All’inizio – confessa Persello – non è stato facile, mi sono dovuta far conoscere, ma ora l’azienda inizia ad ingranare».
A suon di set asilo, cappelli, bavaglini e qualche abitino. Tutto rigorosamente pensato per piccoli tra gli zero e i quattro anni. «A un certo punto ho deciso di votarmi all’infanzia e la scelta ha pagato».
E se con Facebook Persello raccoglie richieste customizzate, con l’e-commerce – come Little market Italia di cui è rappresentante regionale – vende i suoi prodotti, che sono ora in fase di espansione come del resto l’azienda. Agile e flessibile. Capace di accostare ai prodotti per i bambini – realizzati anche in pezzo unico nel giro di pochi giorni dalla richiesta – lavori di piccola sartoria e corsi di taglio e cucito creativo.
«Non posso dire di essermi arricchita. Riesco a pagare quello che devo pagare, per il resto c’è tempo. Da quando ho aperto ho fatto piccoli passi avanti, inseguendo una passione che mi ha fatta crescere, sia come persona che come imprenditrice. Per il resto – conclude Persello – c’è tempo».
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