"La sanità a misura di paziente": il Covid si porta via il dottor Pagano, medico di mille battaglie

UDINE. Il Covid-19 si è portato via il dottor Salvatore Pagano, 79 anni, noto in Friuli e non solo per le sue battaglie in favore di una sanità dal volto umano. Battaglie portate avanti anche con manifestazioni estreme: incatenamenti in luoghi pubblici e sciopero della fame. Era affetto dal coronavirus, oltre che da patologie pregresse, e si è spento all’ospedale di San Daniele.
Originario di San Cataldo in provincia di Caltanissetta, laureato in medicina e chirurgia a Palermo nel 1967 (si specializzerà in cardiologia a Padova nel ’70), in Friuli arrivò come militare. A Codroipo, nella caserma di viale Duodo, è stato l’ufficiale medico prima di entrare nell’ospedale locale di Villa Bianca. Quindi i trasferimenti all’Inam di Spilimbergo e a Maniago. È in questi anni che cominca a maturare in lui la protesta contro una sanità che considerava l’assistito come un numero, senza prendere in considerazione la persona con il suo vissuto, aspetto fondamentale della salute e della malattia.
«Basta con la massificazione dei pazienti e le visite in batteria» soleva ripetere. A Cordenons, come ha descritto in una lunga e accurata sua biografia il compianto giornalista Mario Blasoni, iniziò il primo sciopero della fame, interrotto solo dopo che il ministro della Sanità si decise a riceverlo. Seguirono il “sit in” davanti alla sede udinese dell’Ordine dei medici, poi lo sciopero della fame, della sete e del silenzio nella sua casa-ambulatorio di via Duino a Udine, dove nel frattempo si era trasferito, e infine davanti al Tribunale «contro la burocrazia in medicina». Altra forma di protesta non violenta, al fine di sensibilizzare a cure che mettessero al centro il rispetto delle persone, visite gratis per un mese.
Nel frattempo l’approccio ad altri settori medico-scientifici, con la specializzazione in psicoterapia e ipnosi medica, per curare l’ansia, le dipendenze, il disagio nei vari aspetti, dalla balbuzie ai problemi relazionali. Il tutto senza ricorrere ai farmaci, ma stimolando le risorse interne alla persona attraverso la psicoterapia e l’ipnosi.
Nel suo curriculum tre libri: “Il cuore per la vita” nel 1985, “Ipnosi, depressioni e. ..la voglia di vivere” nel ’96 e l’opera che documenta approfondimenti a quattro mani con la figlia Olivia, nel frattempo laureata in psicologia, “La cattiveria non esiste”.
È proprio la figlia a ricordarlo ora, con rimpianto e immenso affetto, per la personalità ricca di molteplici interessi e nello stesso tempo capace di comunicare in modo semplice e coinvolgente: si era specializzato in ecologia a Trento e, appassionato di micologia, amava la montagna friulana come il mare della sua Sicilia. Era tifoso dell’Udinese, gli piaceva passeggiare e andare a ballare.
Ammalato di Covid, dai primi giorni di gennaio il dottor Pagano ha sperimentato di persona ombre e luci della sanità pubblica, obiettivo delle appassionate battaglie. Dalla estenuante trafila per i tamponi e l’attesa del risultato – per sé e per i familiari –, al ricovero all’ospedale di San Daniele in terapia semintensiva. “Dove – riferisce Olivia – è stato curato con eccezionale professionalità e umanità. Abbiamo potuto comunicare con lui fino all’ultimo giorno in videochiamata e questa consolazione ci ha accompagnati nel distacco».
Oltre a lei (che abita a Roma), la scomparsa di Salvatore – “Toti” per gli amici – lascia nel dolore pure la moglie Giuliana Cordovado e il figlio Angelo, di Codroipo, la sorella Giuseppina residente a San Cataldo, il fratello Aldo di Palermo, altri parenti e tantissimi amici ed estimatori. Non è stata fissata la data dei funerali
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