La ristorazione pordenonese perde una "stella": ha chiuso “il Cecchini”

Marco Carraro ha trasformato il locale «in una brasserie di qualità»: il Flame ’n co. «Finita un’epoca, la vecchia clientela non c’è più. Ora puntiamo ad altri obiettivi»

PASIANO. Chiuso, finito, si volta pagina, un’altra esperienza, altra vita.

È questa l’estrema e recente sintesi di Marco Carraro, chef stellato al Cecchini di Pasiano, uno dei due ristoranti stellati Michelin della provincia di Pordenone, che dopo la chiusura il 31 ottobre scorso ha riaperto a metà novembre con un’altra veste, altro format che ora si chiama Flame ’n Co, brasserie sempre di lusso, ma con tutt’altro target di pubblico e di costi.

«Un locale – scrive Marco Carraro sul sito Internet – dallo stile metropolitano e dall'atmosfera accogliente per far vivere ad ogni cliente, un fantastico viaggio di buona cucina e di piacevole divertimento».

Con la chiusura, o per meglio dire con la trasformazione, del Cecchini si chiude un’epoca che aveva alimentato le leggende di una provincia discreta e defilata sì, ma che sfoggiava cene e pranzi da grande capitale.

I mobilieri, forse, in testa a tutti, con l’ostentazione del lusso conquistato senza aspettare le generazioni e la fatica, e che andava sottolineato, intrecciato ed esibito a ritmo di gourmet.

Più che la cucina e il palato, lo sfoggio, certo, di ordinare bottiglie a quattro cifre senza battere ciglio, pietanze dal sapore internazionale, come dire che non serve andare tanto in giro, l’eccellenza, la magnificenza, lo stupore è qui, nel silenzioso e laborioso nordest che sa fare pure questo.

La notizia della chiusura del Cecchini, in rete ha destato un certo scalpore. Anche per i tempi improvvisi, visto che Il Cecchin, compare ancora tra gli stellati nella guida Michelin 2015.

I siti e i blog dedicati al mondo del food ha subito tirato in ballo la “maledizione della stella” che a volte serve a poco, altre arriva in ritardo, altre ancora impone delle scelte inadatte alle trasformazioni della società. Ma per Carraro non è una questione di stelle o di fortuna.

«Ogni stagione ha stagione ha i suoi frutti – ha dichiarato parlando della nuova iniziativa – e questa è una nuova stagione per me». E cosa cambia? «Il servizio al cliente non seguirà più i riturali tipici – sono sempre le dichiarazioni rese dallo chef – a tratti un po’ troppo formali e ormai demodé, della ristorazione stellata, ma sarà caratterizzato da un approccio più friendly per mettere l’ospite a suo agio».

In effetti il Flame ’n Co si va ad aggiungere al “fratello” già aperto a Codroipo e a una serie di altre realtà “governate” dallo chef come il Civico 13, in centro a Pordenone, fattosi rapidamente largo per una scelta vincente basata su hamburger raffinati, qualità eccellente e personale garbato e attento. O come il Chick a Boom, sempre a Pasiano ma in Strada del mobile a due minuti di macchina.

Di fatto, però, il Friuli che vantava il terzo posto fra le regioni stellate, dopo Sicilia e Liguria con 8 ristoranti stellati, ne perde una e qui, nella nostra provincia pordenonese che da sempre ha fornito al mondo gastronomico eccellenti protagonisti.

«Il problema del Friuli – dice Terry Giacomello, per esempio, chef stellato di Montereale Valcellina che dalla corte di Ferran Adrià si è sempre mosso ai vertici mondiali della ristorazione e da settembre guida l’Inkiostro a Parma – è che non ha un grande bacino d'utenza. Qui a Parma lavoriamo bene, ma siamo un po’ vicino a tutto, a un’ora da Bologna, poco più da Brescia e Milano. Insomma, siamo nel cuore dell'Italia che produce.»

Certo, ma avrete anche più concorrenza? «È vero, ma la concorrenza è uno stimolo, ti sprona a fare meglio. Nel nostro lavoro conta essere tenaci».

Avrete anche un pubblico più sofisticato, che sa apprezzare quello che fate? «Non è detto. Ci sono cose che il commensale non si chiede e che non potrà mai sapere. Per fare dei tagliolini al bianco d'uovo ho fatto due settimane di prove, chi viene a tavola non saprà mai la fatica, l’impegno che costa un piatto. Ma io credo che la qualità, alla fine, paga sempre».

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