La riforma costituzionale blinda la Specialità del Fvg

Serracchiani: è una grande opportunità per rilanciare le nostre caratteristiche

UDINE. La riforma costituzionale non mette in pericolo la Specialità della nostra Regione che, anzi, ne potrebbe uscire addirittura rafforzata. Questa in estrema sintesi il cuore dei risultati dell’indagione sull’attuazione degli Statuti delle Regioni ad autonomia speciale, promossa dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali. I dati sono stati presentati ieri durante un seminario alla Camera dei deputati, al quale il Fvg era presente con i presidenti della giunta e del Consiglio, Debora Serracchiani e Franco Iacop, assieme a diversi consiglieri di maggioranza e opposizione.

E la tesi del possibile rafforzamento della nostra Specialità era stato una sorta di refrain della Serracchiani nelle sue repliche agli allarmi lanciati a più riprese da diversi esponenti politici dei partiti di opposizione in Regione.

Per la presidente del Fvg il documento prodotto dalla Commissione parlamentare fotografa bene un Paese che sta cambiando. La riforma della Costituzione - ha precisato - porta con sé due buone notizie: le Regioni esistono ancora ed esistono ancora le Regioni a statuto speciale. Partendo da questo, va detto che la riforma si configura come una grande opportunità per tutte le Regioni e a quelle speciali impone di riadattarsi a un contesto ambientale profondamente cambiato.

«Dobbiamo quindi metterci a lavorare subito - ha aggiunto Serracchiani - sapendo anche su cosa». Dunque, «il nuovo ruolo delle Regioni è un fatto importante e da valorizzare. Ma - ha voluto sottolineare «la riforma costituzionale, se è vero che non si applica alle Regioni a Statuto speciale, pone su di loro un impegno e una responsabilità superiore a quella avuta finora perché impone di riadattarsi a un contesto ambientale profondamente mutato. In questo senso bisogna rivedere e “fare il tagliando” anche agli strumenti che già esistono, comprese le Commissioni paritetiche che altrimenti rischiano di avere un peso troppo pesante per consentirci di tenere il passo con i tempi».

Insomma, è ancora il parere della presidnete, la riforma costituzionale consente alla politica di tornare centrale «ma chiede di compiere un passo in avanti nel dare concretezza all’affermazione secondo cui la specialità rappresenta un’assunzione di responsabilità e non un privilegio». Secondo la governatrice è allora importante soprattutto «stabilire esattamente le competenze dello Stato e quelle delle Regioni. Penso, ad esempio, a un settore fondamentale come le politiche attive del lavoro per il quale ci dovrà essere un confronto serrato e chiaro anche con le Regioni ordinarie».

Analisi, quelle della Serracchiani, che intersecano inevitabilmente il dibattito che da alcune settimane si è incentrato anche sul concetto di macroregione, caro soprattutto alla Lega Nord. Non più tardi di qualche giorno fa, infatti, il leader del Carroccio Matteo Salvini, in un’intervista al nostro giornale aveva difeso con convinzione il progetto di macroregione.

«Non credo che il futuro sia mettersi a disegnare la cartina del Paese partendo dalle macroregioni - sono state ancore le parole dela presidente. Non si tratta di prendere un righello. Il compito è far lavorare questo cantiere delle riforme per fare massa critica: domandiamoci non tanto se servono le Regioni a statuto speciale, ma come mai anche prima della riforma le Regioni ordinarie potevano chiedere competenze e non lo hanno fatto e se non è il caso di indagare se non sia utile un procedimento sostitutivo qualora le Regioni non facessero proprio dovere».

E sempre pochi giorni fa in un convegno organizzato a Udine dalla Cgil, la docente universitaria Elena D’Orlando componente della Paritetica aveva affermato che a fallire non sono state quelle Speciali, bensi le Regioni ordinarie.

Durante il dibattito sull’indagine conoscitiva (tra gli intervenuti Giampiero D’Alia, presidente della Commissione parlamentare, Stelio Mangiameli, direttore dell’Issirfa e Giancarlo Bressa, sottosegretario di Stato per gli Affgari regionali e le autonomie, Gaetano Silvestri, presidente emerito della Corte costituzionale e Raffaele Silvestri, presidente della Corte dei conti) è intervenuto anche il presidente del Consiglio regionale, Iacop, anche nel ruolo di coordinatore della Conferenza dei Consigli regionali.

Iacop ha sostenuto che le ragioni delle specialità permangono, anzi, rimangono attuali in quanto non si tratta di privilegi ma dell’applicazione avanzata dei principi di autonomia, sussidiarietà, federalismo cooperativo e solidale, qualità della spesa, governance multilivello. «È quindi un’opportunità - ha argomentato - per l'intero regionalismo italiano, avamposto di principi, metodi e regole cui tutti possono tendere e che fanno crescere il Paese in tutte le sue articolazioni istituzionali e sociali».

La relazione - ha aggiunto il presidente Iacop - propone interessanti soluzioni per superare le criticità riscontrate dalle Commissioni paritetiche e ha auspicato, raccogliendo l’indicazione di Gaetano Silvestri, un percorso unitario e comune tra tutte le autonomie speciali, con il forte coinvolgimento delle rispettive Assemblee, per la revisione degli statuti, che dovrà esser fatta tenendo comunque conto delle peculiarità istituzionali, politiche, culturali, economiche e sociali di ciascuna realtà territoriale. Silvestri, infatti, aveva contestato la tesi di Mangiameli che aveva definito vittime della burocrazia statale le Commisioni paritetiche.

I lavori nella sala delle Regioni di palazzo Montecitorio, sono proseguiti con i contributi di tutte le Regioni a Statuto speciale e Province autonome, al termine dei quali le conclusioni sono state tratte dal sottosegretario di Stato, Bressa.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto