La rabbia dei portalettere per i disservizi in montagna: “Posta sempre in ritardo”

TOLMEZZO. A 20 giorni dall’avvio del recapito a giorni alterni, in Carnia i clienti sono sul piede di guerra. La posta arriva in ritardo.
Nonostante il massimo impegno dei portalettere, disposti spesso a fare straordinari (non pagati) pur di garantire il servizio. Sforzi nobili, che purtroppo però non bastano.
La denuncia arriva dal sindacato: reduce da un incontro con i 24 postini ancora in forze e gli 11 eccedenti in attesa di ricollocamento, riferisce di numerose cassette ferme al centro di smistamento di Tolmezzo.
«Parliamo di quintali di posta da consegnare – denuncia Paolo Morocutti, segretario di Slc Cgil Udine – , comprese lettere contenenti i modelli per il pagamento della Tasi, che in qualche caso rischiano di arrivare oltre la scadenza fissata per il pagamento dell’imposta».
Tutto ha inizio lo scorso 2 novembre. Giorno a partire dal quale, in provincia di Udine, la Carnia (con parte del Codroipese) diventa teatro di sperimentazione del nuovo modello di recapito a giorni alterni introdotto da Poste Italiane.
La montagna è stata divisa in aree, «spesso più estese delle precedenti» fa notare Morocutti, che mettono a dura prova i postini, costringendoli a “riprendere le misure” sul territorio e a consegnare una maggior mole di corrispondenza, somma delle lettere di due giorni anziché uno».
A consegnarle, va detto, sono appena 22 portalettere, più due riserve.
Il 30% in meno rispetto al periodo ante riorganizzazione visto che 11 ex postini sono stati considerati eccedenze e destinati a essere ricollocati all’interno della Spa.
Esuberi evitati grazie all’accordo sul nuovo modello di gestione, il cui peso maggiore ricade così sulle spalle dei portalettere rimasti in forze, oberati di lavoro e spesso “costretti” (per dedizione e non per obblighi contrattuali) agli straordinari pur di non scontentare quelli che oggi l’azienda chiama clienti, ma che per i postini continuano ad essere semplicemente utenti cui garantire il servizio di posta.
Dietro al cambio di nomenclatura si cela il nuovo corso imboccato da Poste Italiane con la quotazione in borsa. Dinamiche che poco interessano la gente comune per la quale quello postale è ancora un servizio su cui contare ogni giorno. Ne deriva che i portalettere sono presi d’assalto.
«Le persone si lamentano con loro – testimonia Morocutti – come se fossero responsabili dei ritardi e di un modello organizzativo che invece è stato calato dall’alto». Il sindacato è pronto a scendere nuovamente in trincea. A denunciare la lunga fila di disservizi al tavolo che dovrà essere convocato anche in regione da Poste entro la fine del mese.
«Quello che più ci preoccupa è lo stato di responsabilità del portalettere, spinto a fare più del dovuto al fine di tappare la falla», aggiunge dal canto suo il segretario della Cisl Alto Friuli, Franco Colautti, che ha voluto affiancarsi alle categorie per testimoniare solidarietà e attenzione ai portalettere.
«Poste – afferma Colautti – non ha fatto i conti con le diversità del Paese, con il fatto che nei luoghi svantaggiati come la montagna, per le sue tante complessità, non è possibile garantire il servizio con questo tipo di modello.
Che chiederemo sia ripensato. Siamo pronti inoltre a imbastire un ragionamento che coinvolga l’intera montagna perché è evidente che questa è la punta dell’iceberg. L’ennesimo smantellamento dei servizi».
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