La QBell “risparmia” 1,5 milioni in appello

REMANZACCO. La voragine si è rimpicciolita. A seguito della recente vittoria in appello del ricorso proposto dall’imprenditore Giuliano Macripò, in riforma della sentenza con cui la Commissione tributaria provinciale di Udine lo aveva condannato a saldare una cartella esattoriale da 1.511.713,71 euro, la QBell Technology spa di Remanzacco è riuscita a ottenere un’importante, per quanto proporzionalmente modesta, riduzione del proprio stato passivo.
Che, al lordo della decurtazione tributaria, ammontava a 32 milioni 254.156,31 euro di debito accertato. Tutti soldi di cui i creditori, dalla data del fallimento dichiarato nel novembre del 2013, attendono le rispettive quote di saldo.
Poca cosa, quindi, considerati i numeri in ballo, ma sufficiente a strappare un moto di giubilo all’ex amministratore delegato di quella che fu un’azienda leader nella produzione di schermi Lcd, oltre che sponsor, tra gli altri, dell’Udinese calcio.
«L’annullamento della prima cartella esattoriale deciso in appello – ha commentato Macripò – è la riprova del fatto che i paradigmi iniziali ipotizzati sia dall’Agenzia delle entrate, sia dalla Guardia di finanza e che hanno costretto al fallimento l’azienda, al momento si stanno dimostrando clamorosamente privi di fondamento».
In pendenza del ricorso, Equitalia Nord spa si era insinuata al passivo del fallimento, venendo appunto ammessa per l’importo di poco più di 1,5 milioni di euro, relativi a Ires, Irap e Iva, oltre che alla relativa sanzione, per il periodo d’imposta 2007.
La sentenza emessa dalla Commissione tributaria regionale di Trieste ha parzialmente riconosciuto le tesi difensive sostenute dal commercialista Waldi Pecile, che ha assistito l’azienda su incarico del curatore, Michela Del Piero, e rimosso in tal modo dalla spartizione almeno una delle sostanziose quote reclamate dalle Entrate.
La situazione, tuttavia, era e resta critica, anche a seguito del “recupero” strappato in appello. Degli oltre 32 milioni di euro di passivo (dal quale sarà defalcato questa prima tranche di credito delle Entrate), 203.307,30 euro sono pignoratizi, 13.271.369,48 privilegiati e 18.779.479,53 crediti chirografari. A fronte di ciò, la curatela ha stimato l’attivo realizzato in 261.943,35 euro e quello da realizzare in complessivi 104.789,26 euro per crediti verso clienti nazionali.
In Commissione tributaria provinciale di Udine, intanto, pende un secondo ricorso contro l’avviso di accertamento notificato dalla stessa Agenzia delle entrate di Udine per Ires, Irap e Iva relative al 2008: si parla di ulteriori 8.055.256,86 euro, per i quali Equitalia aveva nuovamente chiesto e ottenuto l’ammissione allo stato passivo.
La parabola discendente di QBell si era consumata nel volgere di pochi mesi. Se a febbraio del 2013 l’azienda vantava ancora un fatturato di 7 milioni di euro, a giugno gli affari si erano inabissati a 37 mila euro.
Un crollo verticale ancor meno ipotizzabile l’anno prima, quando la società si era aggiudicata commesse da 14 e 16 milioni di euro e si era proposta di rilevare l’ex stabilimento tessile Miroglio, a Ginosa, in Puglia, e di rioccupare i suoi oltre 100 dipendenti, per realizzare l’assemblaggio che il sito produttivo di Remanzacco, per dimensioni, non consentiva di sviluppare oltre.
Concluso l’accordo con la Regione Puglia e con il ministero dello Sviluppo economico, però, l’affare era naufragato per un problema finanziario: Veneto banca aveva interrotto il flusso del credito, la produzione si era bloccata e l’azienda non si era più ripresa.
Lasciando senza occupazione 50 lavoratori a chiamata e 18 a tempo indeterminato.
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