La protesta a San Giorgio: "Campi danneggiati dall’Italian Baja"

SAN GIORGIO. Spenti i motori, non si placano le polemiche intorno all’Italian Baja. La kermesse motoristica internazionale, alla sua ventiquattresima edizione, conclusasi domenica dopo tre giorni di gare lungo il greto del Tagliamento, mai come quest’anno ha fatto storcere il naso a più di qualcuno.
Singolare, in tal senso, la netta presa di posizione della giunta comunale di San Vito al Tagliamento che, chiamata a dare un parere sullo opportunità o meno di ospitare la gara, anche quest’anno, come nelle altre occasioni, fatta eccezione per il 2009, ha bocciato nuovamente la manifestazione per ragioni sia di sicurezza sia di tutela ambientale, rivendicando anzi il diritto a non vedere attraversate le strade di competenza comunale dai fuoristrada e, spingendosi ancora più in là, chiedendo alla Soprintendenza regionale di vincolare l’area del letto del Tagliamento dove periodicamente riemergono i resti dell’antica Rosa, come avvenuto in questi giorni.
Un ulteriore attacco nei confronti della manifestazione motoristica e del suo ideatore e patron Mauro Tavella arriva ora da San Giorgio della Richinvelda, e in particolare da Cosa, dove vive e lavora Silvano Chemello, titolare dell’omonima azienda agricola in via Sant’Antonio.
Chemello ne ha per tutti, amministrazione comunale sangiorgina compresa: «Nell’ultimo fine settimana a San Giorgio e a Cosa ne abbiamo viste di tutti i colori.
Non sono contro nessuno, tanto meno contro la gara, ma la mancanza di rispetto che ho visto nei confronti del territorio, che è anche il mio territorio, è qualcosa di inaudito – lamenta l’imprenditore agricolo –. Il passaggio dei mezzi ha prodotto un danno economico a me personalmente, ma soprattutto ha danneggiato la quiete dei vivi e, purtroppo, anche dei nostri morti», osserva Chemello, chiamando in causa l’amministrazione Leon.
«Bolidi di queste dimensioni sono passati a tutta velocità a pochi centimetri dal cimitero di Cosa, facendo volare polvere e sassi sulle tombe dei nostri cari. Una mancanza di rispetto assoluto per chi lì riposa. Credo che, in questo senso, anche l’amministrazione che dovrebbe tutelare i propri cittadini abbia mancato di sensibilità».
«Uno dei miei campi, seminato a soia, è stato danneggiato dalle scorribande di questi fuoristrada. Di circa 2 ettari, almeno 5 mila quadrati di soia prossima a essere raccolta sono stati gravemente danneggiati, causandomi qualche migliaio di euro di danni – osserva Chemello –. Ma al di là dell’aspetto economico, quello che proprio non mi va giù è che non si sia avuto alcun rispetto per la proprietà privata.
Per tre giorni, quelli della durata della gara, in un mese di giugno che per chi fa l’agricoltore è di fondamentale importanza, siamo rimasti inermi, senza poter lavorare, senza poter uscire di casa. Ora, direi che ne abbiamo abbastanza», conclude Chemello che ha già denunciato quanto accaduto alla Prefettura di Pordenone.
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