«La mia scrivania era lì, ora è cenere»

SAN GIOVANNI AL NATISONE. «La mia scrivania era lì, poco dopo l’ingresso. Ora è sotto quell’ammasso di cenere. Non ci posso credere. Anni e anni di lavoro buttati via».
Ivan Cossar è un impiegato del Catas. Vicino a lui altri dipendenti dello stabilimento di San Giovanni al Natisone fanno fatica a trattenere le lacrime. Ad avvisarlo del rogo è stata la moglie, ieri mattina verso le 6.30.
«Era in macchina – racconta -. Stava andando a fare delle analisi e ha visto le fiamme alzarsi dal tetto. Mi ha telefonato e credevo fosse uno scherzo. Invece è stato un brutto risveglio». Adesso si apre un futuro incerto.
«Non so se e quando torneremo a occupare i nostri posti. Speriamo di ripartire il prima possibile. Noi siamo pronti a rimboccarci le maniche e a dare una mano ai nostri manager». Roy è uno dei dieci dipendenti del reparto macchine. Tutta la tecnologia è andata in fumo.
«Anche se lavoro da un solo anno per me era la seconda casa», dice. «È da rifare tutto da zero, ma dobbiamo farcela».
C’è chi ha preso scope e bidoni e non ha perso tempo per dare una mano ai vigili del fuoco. La voglia di ripartire è tanta «anche se serve un miracolo – sospira Daniele Bergamasco – , serve l’aiuto di tutti in questo momento. Qua ci sono anni di know-how gettati al vento. Ci vorrà tempo prima di riacquistare tutti i clienti».
Tra le persone accorse sul posto fin dalle prime luci dell’alba anche tanti ex dipendenti. Come Renato Cavassi, 40 anni di esperienza sulle spalle.
Lui il Catas l’ha visto nascere «insieme all’ingegner Speranza quando lavoravamo all’Ipsia. Ciò che provo in questo momento è indescrivibile. È un duro colpo per tutti. Sono ricordi che riaffiorano vedendo tutto questo. Il Catas è un’eccellenza del Friuli. Sono stati fatti passi da gigante in questi anni. È diventato il punto di riferimento del legno nel Nord Italia. Occorre ripartire». (da.vi.)
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