La Lega nazionale sulla cripta fascista: "I reperti vanno conservati"

Il vicepresidente Mondolfo: tutelare la storia al di là delle ideologie. «Bisogna capire perché il locale fu realizzato e utilizzato»
Bumbaca Gorizia 15.01.2015 Sala Petrarca Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 15.01.2015 Sala Petrarca Fotografia di Pierluigi Bumbaca

«I reperti storici vanno conservati, indipendentemente da condizionamenti di tipo ideologico: la storia è parte integrante dell’umanità, e come tale deve essere tutelata». A sostenerlo è Guido Mondolfo, storico e vicepresidente della Lega Nazionale di Gorizia, esprimendosi dunque a favore del recupero del covo degli Arditi, cripta sotterranea rinvenuta nel complesso del Trgovski dom di corso Verdi nell’ambito dei lavori di riqualificazione della sala Petrarca.

«Credo sia giusto conservare i reperti trovati all’interno», indica Mondolfo, riferendosi alle parti di un manufatto in marmo che con tutta probabilità andavano a formare un fascio littorio. «Onestamente, non ho contezza dell’utilizzo della sala, anche se da più parti ho sentito commentare in questi giorni le notizie che avete riportato - riprende lo storico, già componente della commissione comunale toponomastica -. Tutte queste scoperte vanno però in qualche maniera salvaguardate e conservate, indipendentemente da ciò che hanno rappresentato». Mondolfo ricorda peraltro che in una delle sale del Trgovski dom, che fu anche sede del Partito fascista repubblicanom «dopo l’8 settembre 1943 qualcuno appose una scritta eloquente: “Sulle rive del Tevere l’Italia è nata, sulle rive dell’Isonzo è rinata”. In quel periodo diverse caserme furono occupate, e lì si svolgevano riunioni che però non avevano motivo di essere segrete: certamente si dovrebbe indagare sui fattori che portarono alla realizzazione e all’utilizzo di questa cripta».

Nei sotterranei del Trgovski dom, nell’area sotto la sala Petrarca, destinata a diventare nelle idee della dirigenza della Biblioteca statale isontina uno spazio di interscambio culturale, i sopralluoghi dei professionisti incaricati dell’intervento di riqualificazione dello spazio hanno permesso di ritrovare la cripta utilizzata in passato per cerimonie in occasione delle feste fasciste: un luogo di ritrovo angusto, al quale si poteva accedere anche da un ingresso autonomo, posizionato alla destra rispetto all’entrata della sala Petrarca, che si affaccia sull’omonima via. Due panche, un fascio in marmo, simulacri e cimeli che ricordavano le battaglie probabilmente della Grande guerra costituivano gli arredi spartani dello stanzone, come testimoniato da una cartolina inviataci nei giorni scorsi da un lettore.

Nato nel 1903 come centro culturale ed economico della comunità slovena, il Trgovski dom - di cui la sala Petrarca fa parte - nel 1926 fu assaltato e requisito dagli squadristi, prima di diventare Casa Littoria e quindi sede locale del Pnf, nel 1933. Non fu dunque una delle tante strutture costruite nel corso del Ventennio nel Goriziano: queste ultime però, secondo Mondolfo, andrebbero in qualche maniera valorizzati, «contestualizzando e ricordando, senza volontà celebrative, il motivo per il quale furono costruite: penso alla casa della Giovane italiana, in largo Culiat, o alla casa del Balilla di piazzale Medaglie d’oro, oggi istituto d’arte», evidenzia lo storico.

Per il covo degli Arditi, tuttavia, non pare esserci al momento alcun progetto di recupero: se dalla comunità slovena si sono levate chiare le opinioni contrarie a una valorizzazione del sito («qualsiasi episodio legato a doppio filo al fascismo e al Trgovski dom è per la comunità slovena ricordo di soprusi e violenze patite», ha detto il presidente della Skgz, Livio Semolic), in maniera altrettanto risoluta e apparentemente definitiva si è espresso il direttore della Bsi, Marco Menato, che ha spiegato come la stanza sia destinata a essere scaffalata e utilizzate a mo’ di magazzino per le attività della biblioteca.

Christian Seu

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