La Grande guerra negli archivi dei musei

In corso la catalogazione di migliaia di documenti donati da un medico In autunno in mostra le edizioni dei giornali di trincea uniche in Europa
Di Giacomina Pellizzari

Migliaia di pagine scritte al fronte dai soldati tedeschi, italiani, francesi, durante la prima Guerra mondiale. Testimonianze uniche raccolte da un medico nato a Messina nel 1875 e morto a Udine il 4 febbraio 1930. Augusto Luxardo era anche un bibliofilo e oltre a collezionare volumi di vario genere ha documentato la Grande guerra attraverso i giornali di trincea in varie lingue, i giornali di guerra e il materiale propagandistico. Un patrimonio inestimabile donato dalla vedova, Pia Sandri, in parte alla biblioteca Guarneriana di San Daniele e tutta la raccolta sul primo conflitto mondiale al Comune di Udine. A breve quel patrimonio sarà visibile in una mostra che sarà inaugurata il prossimo autunno, in castello.

Nell’ufficio che fino a qualche mese fa era occupato dal direttore dei musei, due ricercatori, Massimo De Sabbata e Irene Bolzon, coordinati dal professore dell’ateneo friulano, Paolo Ferrari, stanno completando la catalogazione del Fondo Luxardo composto da 4014 fra documenti, fogli a stampa, libri, giornali e riviste. Questo è il dato di partenza perché aprendo gli scatoloni dove fu riposta buona parte dei cartolari, gli studiosi stanno trovando ritagli di giornali, cartoline e altri documenti non ancora catalogati. Da una prima stima, una volta completata la catalogazione, il Fondo sarà caratterizzato da circa 5 mila pezzi. «È un Fondo evoluto, nell’atto di donazione sono stati stimati 500 volumi, 1.800 opuscoli, 300 periodici e una sezione che non rientra nel Fondo di 1.200 medaglie» spiega De Sabbata secondo il quale questo era il nucleo di partenza al quale, nei decenni successivi, si aggiunsero altri documenti. Lo conferma la lettera inviata dal conte Alessandro Del Torso a Enrico De Brandis il 15 marzo 1940: «Del Torso - riferisce il ricercatore - allegava alla lettera una rivista chiedendogli se voleva inserirla nel Fondo Luxardo».

Rileggere queste corrispondenze è come indietreggiare di un secolo. In decine di scatoloni sono conservate le testimonianze di chi ha combattuto senza riuscire a riabbracciare le famiglie, di chi è balzato alle cronache per i meriti di guerra e di chi incitava le folle con discorsi propagandistici. Tutto il materiale è stato raccolto da Luxardo, il medico fortemente attratto da Gabriele D’Annunzio e dalle imprese di Fiume, che conosceva Balbo il quale gli ha pure dedicato una copia del suo libro.

«Il Fondo Luxardo si può dividere in tre blocchi: la biblioteca con 900 volumi; la pubblicistica che è la parte più corposa e le raccolte di settimanali e mensili, si tratta di edizioni complete, che raccontano la guerra» continua De Sabbata aprendo i vari cartolari con la curiosità di chi cerca di collegare i fili della storia.

La biblioteca

L’esercito italiano nella grande guerra edita dall’Istituto poligrafico dello Stato, è solo uno degli esempi che caratterizzano il patrimonio lasciato da Luxardo. Circa 900 volumi di letteratura di guerra raccontano il conflitto e il dopoguerra. Ma dal punto di vista grafico La rapsodia di Caporetto di Francesco Antonio Perri, è sicuramente tra le più belle.

La pubblicistica

La pubblicistica è la sezione più corposa del Fondo proprio perché coinvolge tutti i Paesi in guerra. «Qui troviamo edizioni complete dei giornali di trincea» fa notare il ricercatore sfogliando pagine scritte fitte fitte, disegnate dai soldati al fronte. «I giornali di trincea rappresentano un fenomeno tardo che si è imposto dopo la rotta di Caporetto quando fu costituito l’ufficio P di propaganda sul quale si investì molto» spiega ancora De Sabbata soffermandosi sulla figura di Giuseppe Lombardo Radice, il pedagogo che «aveva capito come si doveva trattare i soldati e il popolo bambino, per farli sentire partecipi della guerra in modo emotivo». De Sabbata, dopo aver visionato buona parte del materiale, si sofferma sulla diversa gestione della comunicazione durante il conflitto: «Prima di Caporetto i discorsi che i vari graduati pronunciavano ai soldati in trincea erano discorsi alati, dopo Caporetto si investì molto sulle riviste di breve durata. Riviste tutte rappresentate nel Fondo Luxardo e in parte già studiate da Mario Isnenghi».

Il Fondo Luxardo assume un’importanza particolare proprio perché è in grado di restituire alla storia le collezioni complete come, tanto per citare alcuni esempi, La Tradotta, il giornale della terza armata che riservava molto spazio all’illustrazione. Oppure Il Montello, il quindicinale dei soldati del Medio Piave, illustrato aanche da Mario Sironi. «Si tratta di quattro numeri per intenditori, pubblicati nel 1918» spiega sempre il ricercatore senza trascurare L’Astico, il giornale della prima armata, diretto da Pietro Jahier, impreziosito dagli interventi del critico Emilio Cecchi e del pedagogista Lombardo Radice.

Accanto ai giornali di trincea venivano stampati pure i periodici satirici e Numero, illustrato da Eugenio Colmo noto con lo pseudonimo di Golia e da Aroldo Bonzagni, svolse una campagna interventista per sostenere poi il conflitto mondiale. Anche in questo caso tutte le pubblicazioni, cessate nel 1922, fanno parte del Fondo Luxardo.

Il tema della propaganda sarà il tema della mostra che documenterà anche l’attività avviata con largo anticipo degli eserciti tedesco e francese: «Qui - fa notare De Sabbata - si dipinge il nemico sempre brutale e comunque quello che passava era tutto controllato».

Un altro tema che ha colpito i ricercatori è la rappresentazione della donna: «Nelle riviste tedesche e francesi troviamo la donna che lavorava in fabbrica, erano immagini rivolte alla popolazione a indicare che anche le donne davano il loro contributo nel momento in cui gli uomini erano al fronte. L’obiettivo - continua De Sabbata - era comunicare l’idea della meccanizzazione con schiere di donne al posto degli uomini». Era un modo per raccontare la guerra a chi non la faceva, lo confermano le raccolte di settimanali e mensili catalogati da Luxardo. «Ci offrono la possibilità di analizzare come i tedeschi raccontavano la guerra ai tedeschi, come lo facevano gli italiani agli italiani e i francesi ai francesi» aggiunge lo studioso nel ricordare che in buona parte il Fondo Luxardo è già consultabile in biblioteca presentando specifica richiesta al conservatore di riferimento.

Entro fine mese, De Sabbata e Bolzon completeranno la catalogazione. Da settimane aprono i faldoni dove sono custodite le varie testimonianze. Le sorprese non mancano proprio perché, oltre al nucleo storico, si è aggiunto un insieme di articoli di stampa, pieghevoli, opuscoli rimasti sconosciuti ai più.

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