La difesa: agì per il bene dell’azienda, ricorreremo in Appello
Intende impugnare la sentenza l'avvocato Alessandro Ceresi, che aveva chiesto l'assoluzione per Maurizio Mian, preannunciando un ricorso in Appello. E contesta una a una le accuse nei confronti del suo assistito.
«Non mi si venga a dire - afferma il legale - che il gruppo Danieli non era a conoscenza dei contratti sottoscritti per gli Irs visto che li avevano iscritti al bilancio del giugno 2004 per un valore nozionale di 416 milioni di euro. Non solo, ma almeno 6 di quei contratti erano stati sottoscritti per neutralizzare altri derivati in carico all’azienda per un valore di 75 milioni di euro, e hanno garantito un flusso di cassa positivo». Ceresi, insomma, sostiene che Mian operasse alla luce del sole: «Anche se ha intascato qualcosa da Italease per piazzare quei titoli lo ha fatto operando per l’azienda, che infatti lo ha mandato nel 2006 a chiudere la posizione e a transare».
Poi l’avvocato chiede: «Se Mian è stato un dipendente infedele e ha danneggiato il gruppo, perché la denuncia è partita solo nel 2008? Forse sulla scia del processo Italease a Milano?». E proprio su questo fronte Ceresi ha riferito che il ricorso presentato in Cassazione il 23 maggio scorso è stato dichiarato inammissibile. «A questo punto – ha concluso – è possibile solo un ricorso straordinario per errore di fatto».
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