Là di Moret, per il soffitto crollato due patteggiamenti e un rinvio

Udine, per la Procura l’incidente è stato causato da imperizia e negligenza nell’esecuzione dei lavori. L’hotel è già stato risarcito con 142 mila euro dalla ditta che ha effettuato l’intervento di ampliamento
Udine 23-02-2011 crollo american bar Telefoto Copyright PFP
Udine 23-02-2011 crollo american bar Telefoto Copyright PFP

UDINE. Il controsoffitto era crollato all’improvviso e solo per una fortunata coincidenza, e per la prontezza del titolare e degli avventori, al ristorante Là di Moret di viale Tricesimo non c’erano stati feriti. Il cedimento infatti si era verificato proprio all’ora dell’aperitivo: poco dopo le 19 del 23 febbraio 2011 quando al bar “Insolito Moret - American bar” c’era una ventina di persone.

Per la Procura quel crollo ha avuto delle responsabilità precise dovute a «imperizia e negligenza nella scelta e nella posa del sistema di ancoraggio». E per questo motivo il pubblico ministero Lucia Terzariol ha indagato Giampaolo Miot, 53 anni di Aviano, in qualità di presidente della Contract srl, Paolo Bulian, udinese di 61 anni, residente a Martignacco, vicepresidente della stessa ditta esecutrice dei lavori, e Nico Vidoni Del Mestre, udinese residente in città di 56 anni, direttore dell’intervento di ampliamento del locale.

L’hotel Là di Moret non si è costituito parte civile avendo già ricevuto un risarcimento di 142.500 euro dalla Contract, società posta in liquidazione. Vidoni Del Mestre, assistito dall’avvocato Claudio Pozzo, e Miot, difeso da Maurizio Conti, hanno patteggiato una pena di 4 mesi di reclusione (sospesa con la condizionale) davanti al gup Roberto Venditti mentre Bulian (anche lui difeso da Conti) è stato rinviato a giudizio.

La prima udienza si terrà il prossimo 14 maggio davanti al giudice Emanuele Lazzaro. L’accusa è quella di crollo colposo. In base ai rilievi della Procura, infatti, «l’ancoraggio al solaio era stato realizzato con tasselli indicati per impianti leggeri, accessori e finiture, e non per la realizzazione di controsoffitti». Non solo. Anche le viti avevano un diametro inferiore a quello richiesto dal carico e i fori per i tasselli non avevano la profondità indicata dal costruttore.

Molto diversa però la ricostruzione fatta dall’avvocato Conti che aveva chiesto il non luogo a procedere per il suo assistito. «Abbiamo fatto eseguire una perizia che individua altre cause per il crollo - spiega -. Cause non imputabili a nessuno dei miei due assistiti. Le viti e il resto del materiale utilizzato sono stati acquistati da un fornitore e la multinazionale che le produce ha indicato caratteristiche di prestazione diverse da quelle rilevate nelle prove tecniche effettuate per conto della Procura.

Di fatto i miei assistiti si sono fidati delle indicazioni che hanno ricevuto e le hanno eseguite alla lettera. In base alle informazioni che avevano quindi il lavoro era stato eseguito alla perfezione. Per quanto riguarda Bulian poi - aggiunge - il cantiere non era nemmeno seguito da lui. Per questo, nella convinzione di non avere alcuna responsabilità, ha preferito andare a giudizio. Siamo fiduciosi di poter dimostrare la sua totale estraneità».

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