La Cineteca del Friuli di Gemona è senza soldi e personale

Mancanza di personale e di fondi utili. Ecco cosa ostacola la realizzazione dell’Archivio cinema del Friuli Vg, inaugurato 2 anni fa a Gemona, voluta dalla Cineteca del Friuli e finanziata in gran parte dalla Regione.
GEMONA.
Mancanza di personale e di fondi utili all’acquisto di nuovi macchinari e materiali. Ecco cosa tarpa le ali all’Archivio Cinema del Friuli Vg, l’innovativa struttura inaugurata ormai 2 anni fa nell’area industriale di Gemona, voluta dalla Cineteca del Friuli e finanziata in gran parte dalla Regione (costo un milione e mezzo di euro).


Dopo aver completato e superato brillantemente la delicata fase dedicata alle operazioni di controllo della temperatura e dell’umidità - entrambe devono essere costanti: la prima a 4°, la seconda al 30% - l’archivio è pronto a entrare nella fase due ovvero ad accogliere gli oltre 10 mila film in parte di proprietà della Cineteca in parte affidatigli da altri enti, Regione in testa. Fin qui tutto bene. Non fosse che come detto, per rispondere appieno alla sua mission, la struttura manca di personale e per questo funziona a regime ridotto.


Dall’inizio dell’anno, quando sono partite le operazioni di trasferimento dei film, in archivio ne sono state depositate solo alcune centinaia. Ciò perché le attività preliminari a una corretta conservazione non sono né semplici né snelle e necessitano di personale qualificato e impiegato a tempo pieno. «Dopo aver testato gli impianti di climatizzazione e creato un sistema informatico di inventariazione dei film – spiega il direttore della Cineteca, Livio Iacob –, a gennaio abbiamo iniziato a trasferire le pellicole dai vecchi a nuovi archivi. Fino a oggi sono state riavvolte, collocate in nuove scatole, inventariate e messe in deposito 300 copie di film in 16mm e 35mm per un totale di 800 rulli». Ciò grazie al lavoro dei due addetti al deposito, Elena Beltrami e Alessandro De Zan, rispettivamente responsabile dei servizi tecnici e gestore tecnico delle collezioni.


Trecento copie di film “trasferite” in poco meno di sei mesi significa che per spostare l’intero patrimonio della Cineteca (forte, come detto, di 10 mila film) ci vorranno anni e anni. Iacob non lo nasconde. Anzi, lancia un appello affinché all’archivio siano garantite le risorse necessarie: «Con due persone in più l’orizzonte d’attesa si ridurrebbe sensibilmente. Nel giro di quattro, al più cinque anni potremmo completare il trasferimento».


Sempre che nel frattempo l’archivio disponga anche dei materiali e macchinari che oggi mancano all’appello, come la metà delle scaffalature di uno dei tre depositi (il più grande) e alcune macchine. La convenzione firmata di recente con la Regione riduce del 10% i trasferimenti, non resta dunque che guardare al Ministero e sperare (visti i tempi, però, è dura) che da Roma non si tiri ulteriormente la cinghia. Se alla fine dovessero arrivare nuovi tagli, il futuro dell’archivio, costato una cifra niente affatto trascurabile, rischierebbe d’essere quello di una struttura dalle enormi potenzialità inespresse. Purtroppo in Italia non sarebbe una novità.


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