La chiesa di Santa Chiara e il suo tesoro nascosto nel cuore di Udine

UDINE. Ci sono angoli della città tutti da scoprire. Tra questi anche alcuni luoghi chiusi, che raramente si possono visitare ma che nascondono una parte di storia e opere di unica bellezza.
Come la chiesa di Santa Chiara, dietro il laghetto di via Gemona, inclusa nel complesso dell’Educandato Uccellis, oggetto in queste settimane di interventi di restauro. Il primo, in fase di avvio, riguarda gli affreschi del Quaglio collocati nell’interno, sulla parete nord della cappella. L’investimento complessivo è di 40 mila euro, sostenuto dalla Provincia di Udine per 16 mila euro, con il contributo della Fondazione Crup per 20 mila euro e dell’Educandato stesso per 4 mila.

È la restauratrice Simonetta Gherbezza ad occuparsi del restauro dei 5 ovali che ritraggono rispettivamente Santa Elisabetta d’Ungheria, Santa Cunegonda, Santa Ester, il tema della religione cattolica e la fede. Non solo. Sono oggetto di intervento, con la supervisione della Soprintendenza ai beni artistici, anche gli stucchi, le cornici e gli angeli, ovvero gli elementi plastici realizzati da Lorenzo Retti e Giovanni Battista Bareglio (1698) posti lungo la stessa fascia e alternati ai medaglioni.

Gli affreschi risalgono al 1699 e presentano alcune problematiche di tipo conservativo come efflorescenze saline e distacchi della pellicola pittorica; da qui la necessità del restauro. La chiesa, un vero e proprio gioiello nel cuore della città, risale al 1200 ma l’attuale conformazione dell’interno è di epoca barocca. Saranno oggetto di restauro anche i prospetti esterni - la stessa parete nord e la facciata principale - comprese le vetrate, i portali, il rosone, con un ulteriore investimento di 96 mila euro.
Nel libro Giulio Quaglio si legge, a proposito dell’attività dell’artista, che: «Tra il 1697-1698 il pittore comasco affrontò il ciclo udinese di maggiore impegno, in palazzo Antonini-Belgrado. In quegli anni Quaglio lavorò fuori dal capoluogo, nel 1699 affrescò la volta piana della chiesa di Santa Chiara, annessa al monastero delle Clarisse (ora educandato Uccellis), modulata da eleganti stucchi, forse in questo caso non eseguiti da Retti e Bareglio, che si stagliano sul rosa di fondo.

Su di essa Quaglio illustrò l’”Immacolata che schiaccia il serpente nel riquadro centrale”, mentre nei laterali l’”Esaltazione della croce” e “Santa Chiara che sale al cielo” nonchè, entro campi minori, dieci figure di profeti. La decorazione – si legge ancora – interessa anche le fasce superiori delle pareti: in quelle maggiori, in medaglioni ovali, vi sono le “Virtù teologali” e le “Sante francescane”, nelle minori l’”Annunciazione” (ai lati dell’altare maggiore) e la “Cacciata dal paradiso terrestre”». Piccoli particolari per conoscere meglio la nostra città e i suoi preziosi tesori.
Il restauro è l’occasione per valorizzare questo gioiello, un vero splendore che merita di essere riscoperto attraverso l’inserimento nel percorso di visita della città.
L’idea potrebbe essere quella di aprire l’edificio di culto anche con una calendarizzazione da parte dell’istituto Uccellis, come ha anticipato anche la dirigente Roberta Bellina, con aperture più frequenti rispetto agli eventi già organizzati come la cerimonia dell’11 agosto per la ricorrenza di Santa Chiara o gli incontri musicali che di tanto in tanto vengono ospitati, proprio per permettere la più ampia conoscenza del pregio artistico e architettonico della chiesa.
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