La Cassazione conferma: "Roberto Spada ha agito con metodo mafioso", resterà in carcere a Tolmezzo

TOLMEZZO. Resta in cella Roberto Spada, nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, con l'accusa di lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso per l'aggressione - avvenuta a Ostia lo scorso sette novembre - al giornalista Daniele Piervicenzi e al filmaker Edoardo Anselmi della trasmissione Rai Nemo che lo stavano intervistando sui rapporti con Casapound. Lo ha deciso la Cassazione che ha respinto il ricorso della difesa confermando la pericolosità di Spada e l'aggravante di aver agito con metodo mafioso.
A Spada sono contestate le accuse di lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso: soprattutto contro la configurabilità dell'aggravante di aver agito con il metodo mafioso si sono concentrati, senza successo, gli sforzi difensivi per alleggerire la sua posizione. L'udienza della Quinta sezione penale degli ermellinì, come tutti i procedimenti sulla libertà personale, si è svolta a porte chiuse nella camera di consiglio presieduta da Grazia Lapalorcia.
Nella sua requisitoria il Sostituto procuratore generale della Cassazione Luigi Orsi aveva chiesto il rigetto del ricorso presentato contro l'ordinanza del Tribunale del riesame di Roma che il 22 novembre scorso aveva confermato la custodia cautelare per Roberto Spada. Si tratta del discendente quarantatreenne di una famiglia di origine sinti ad alto tasso di criminalità, infiltrata con il suo potere di intimidazione e violenza nelle attività economiche non solo lungo il litorale romano, con estorsioni nel settore degli stabilimenti balneari, ma anche nell'hinterland dei castelli romanì.
Con la sua decisione, la Suprema Corte ha lasciato Spada nella sua cella con la prospettiva dei lunghi tempi di carcerazione preventiva che scattano per chi è accusato di mafia. Comunque, anche se gli 'ermellinì avessero accolto il ricorso della difesa, Spada sarebbe lo stesso rimasto in carcere dal momento che due settimane fa, il 25 gennaio, nei suoi confronti è stata emessa un'altra ordinanza di custodia cautelare in cella per associazione mafiosa e vari altri reati - omicidio compreso - nell'ambito dell'operazione Eclissì della Procura di Roma che ha fatto arrestare 32 appartenenti al clan. Tra loro, oltre a Roberto Spada, anche i suoi fratelli Carmine di 51 anni, detto Romoletto e considerato il capo dopo la morte del padre Enrico nel 2016, e Ottavio di 54 anni detto anche Maciste o Romolo, specializzato nel riscuotere le estorsioni.
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