La Cassa di risparmio Fvg chiude gli uffici di corso Italia

C’era una volta, non molto tempo fa, la città delle banche. Che, oggi, vede chiudere sportelli e uffici, con gli stabili che li accoglievano “macchiati” da coloratissimi cartelloni con l’inequivocabile «vendesi». È il destino di Gorizia, che nell’ultimo biennio ha assistito impotente alla chiusura di diverse filiali degli istituti di credito che in città avevano deciso di investire, a caccia di correntisti pronti ad accordare la propria fiducia.
Una chiusura indolore per gli utenti finali, ma non per il contesto creditizio cittadino, è quella degli uffici della Cassa di risparmio del Fvg in corso Italia. Proprio ieri al piano terra dell’elegante palazzo che fa angolo con via Nizza sono apparsi due eloquenti tabelloni che invitano gli interessati all’acquisto dell’edificio a contattare una società immobiliare monfalconese. La struttura, insomma, è in vendita: chiusa da ormai un decennio la filiale di Banca Intesa che si trovava al piano terra dell’edificio, ai piani superiori resistevano una ventina di dipendenti di Carifvg, che si occupavano in particolare dell’applicazione della direttiva Mifid (Markets in Financial Instruments Directive), lavorazione peculiare che richiedeva personale appositamente formato. Impiegati che ora, con tutta probabilità, saranno trasferiti nella vicina sede di corso Verdi, storico centro direzionale della Cassa di Risparmio di Gorizia.
Il cartello apparso ieri spiega in maniera chiara che a essere in vendita ora è l’intero stabile, dal piano terra al secondo livello. «Non credo sia un grande problema - commenta Dario Tigani della Fiba Cisl -, si tratta di una politica di ottimizzazione degli immobili che il gruppo sta adottando un po’ ovunque. I colleghi probabilmente si sposteranno in corso Verdi, non credo che questo creerà particolari grattacapi». Eppure, sullo sfondo, c’è il tema della riorganizzazione dell’istituto di credito: un anno fa si era parlato addirittura di cancellazione di sede legale da Gorizia, con il conseguente trasferimento di un congruo numero di dipendenti e lo stabile di corso Verdi trasformato in filiale ordinaria, con danni evidenti in tema di gettito fiscale per Comune e Regione. Il progetto prevedeva la fusione tra CariVeneto e Carifvg nell’ambito della riorganizzazione del gruppo Intesa-San Paolo, con la sede legale unica spostata a Padova e, dunque, la conseguente spoliazione delle competenze di vertice assegnate al capoluogo isontino. Una sollevazione popolare, che ha visto correntisti, dipendenti e classe politica organizzarsi per contestare il paventato piano, ha rinviato ogni decisione, sebbene le nuvole non paiano del tutto diradate.
Intanto, Gorizia continua a perdere pezzi “di credito”. Non più tardi di sei mesi fa ha chiuso la filiale cittadina della Banca di credito cooperativo di Doberdò e Savogna, che si trovava in corso Verdi, a pochi passi dai Giardini pubblici e proprio di fronte alla Banca di Cividale. Nell’arco di appena un lustro hanno chiuso i battenti nel Goriziano ben dieci sportelli bancari, a riprova che anche il settore creditizio è alle prese con piani di riorganizzazione e progetti di revisione della spesa. La madre di tutte le perdite resta quella della sede goriziana della Banca d’Italia: nel 2007, gli uffici di via Codelli chiusero definitivamente i battenti, lasciando vuoto lo splendido edificio nel cuore della città. Poi, via via, altre chiusure, che hanno ridotto sensibilmente il numero di sportelli aperti a Gorizia. Resistono, tuttavia, alcuni casi particolari, per non dire paradossali. A Sant’Andrea, in un fazzoletto di 50 metri quadrati scarsi, si affacciano ben tre filiali: la zona antistante la palestra della frazione, in via San Michele, accoglie gli sportelli della Banca di Cividale e di Intesa San Paolo, mentre a poche decine di metri, in via del Carso, c’è la sede della Bcc di Savogna e Doberdò.
Christian Seu
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