La caserma Tagliamento “L’ultimo bunker a Nordest”

Un libro racconta i retroscena del sito militare, ora dismesso I suoi fanti d’arresto erano il baluardo contro le invasioni nemiche 



Sta diventando un piccolo caso editoriale Ultimo bunker a Nordest, volume edito dall’Associazione nazionale Fanti d’arresto che ripercorre il periodo cruciale della Guerra fredda in cui Arzene, con la caserma Tagliamento, era la centro di un imponente sistema di difesa posto sul fiume e ultimo baluardo nel caso di un’invasione da parte del blocco comunista.

Il libro è stato scritto da Pietro Maccagnano, Mario Borean, Alvidio Canavese, Leonardo Malatesta e Stefano Cogni, tutti in servizio nei Fanti d’arresto, dei quali viene raccontata la storia e le vicende sul territorio friulano tra il 1962 e il 1993 (per prenotare la propria copia basta scrivere a assofantiarresto@gmail.com).

Caduto il Muro di Berlino prima e dissoltesi Urss e Jugoslavia poi, proprio a inizio anni ’90 vene meno la ragione d’essere del sistema difensivo e la caserma Tagliamento fu dismessa. Ora è una delle zone artigianali del Comune di Valvasone Arzene, ma il volume ne racconta vicissitudini e anche elementi che all’epoca erano top secret.

Proprio il generale Pietro Maccagnano, attuale presidente nazionale dei Fanti d’arresto, vi operò sino al 1986. Nel libro viene riportata una foto aerea del periodo di massimo utilizzo della struttura militare, tra gli anni ’60 e ’70. «Ospitava tra ufficiali e soldati – racconta Maccagnano – circa 400 persone: se a queste aggiungiamo i familiari, capiamo quale importanza sociale, ma anche economica, avevano per un Comune come Arzene, che all’epoca aveva 1.800 abitanti.

Arzene era sede centrale del 73° Battaglione di fanteria d’arresto Lombardia, sorto a Messina nel 1897 e distintosi nella Grande guerra. Nelle sue fila militarono Angelo Roncalli, il futuro papa Giovanni XXII e Giovanni Gronchi, poi presidente della Repubblica.

Proprio i bunker del titolo del libro ancora in parte sono visibili lungo le sponde del fiume. «Noi curavamo la manutenzione costante – conclude il generale – perché il Tagliamento era l’ultima linea di difesa in caso d’invasione: non doveva crollare assolutamente». —



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