La Carraro va versola cassa integrazione

di
Elena Del Giudice


MANIAGO.
Un punto fermo c’è: il Gruppo Carraro non procederà unilateralmente all’avvio della procedura di mobilità per i 167 esuberi degli stabilimenti maniaghesi. Ma l’obiettivo - allineare gli stabilimenti Siap e Stm ai nuovi standard produttivi e recuperare redditività - rimane invariato. Del resto, a fronte di un crollo di ordini e fatturato stimati di circa il 70 per cento, le manovre correttive si impongono. Ma queste non debbono determinare pesanti contraccolpi sociali, e il licenziamenti di 167 lavoratori evidentemente sarebbe un gravissimo contraccolpo sociale.


Individuare una strada percorribile, quale potrebbe essere la cassa integrazione straordinaria per due anni sostenuta da un progetto di ristrutturazione che preveda anche investimenti, è stato il tema al centro dell’incontro svoltosi ieri in Regione a Pordenone tra i vertici del Gruppo Carraro, l’amministratore delegato Alexander Bossard e il responsabile delle risorse umane Mario Sgobbi, il vicepresidente della Regione e assessore alle Attività produttive, Luca Ciriani, i presidenti delle Province di Pordenone, Alessandro Ciriani, e di Gorizia, Enrico Gherghetta, i sindaci di Gorizia, Ettore Romoli, e di Maniago, Alessio Belgrado. Al tavolo si è discusso infatti non solo del destino degli stabilimenti maniaghesi, ma anche delle scelte per la fabbrica goriziana, con 80 esuberi su circa 120 occupati.


L’apertura dell’azienda circa il possibile ricorso agli ammortizzatori sociali, è stata apprezzata dalla Regione, che si è detta disponibile a valutare possibilità di intervento con i vari strumenti a disposizione.

«Quella dell'azienda è per ora solo una generica disponibilità a confrontarsi con i sindacati senza prendere decisioni unilaterali di licenziamento - ha osservato il presidente della Provincia, Alessandro Ciriani - Da parte nostra faremo di tutto per portare l'azienda ad abbandonare l'ipotesi mobilità e procedere alla cassa integrazione. Sarà la nostra linea del Piave, perchè il territorio in generale, e quello pedemontano in particolare, non potrebbe sopportare una “mazzata” di questo genere. Il Gruppo Carraro – ha concluso - stringa un accordo per la cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali, non importa se con le istituzioni o i sindacati».


Intanto la prossima settimana a Unindustria si riaprirà il confronto tra azienda e sindacati. iniziato il 6 ottobre scorso.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto