La carica dei mille sulle orme del Giro

La gran fondo in salsa giapponese fa il botto: sole, organizzazione perfetta e percorso da urlo (e non solo per il Kaiser)

TOLMEZZO. Chi pensava che nell’anno senza Giro d’Italia la Carnia ciclistica e sportiva perdesse colpi ieri è stato smentito clamorosamente. Perché i quasi mille al via della Carnia Classic Fuji-Zoncolan sono la dimostrazione di come ormai tra ciclismo e Carnia il legame sia indissolubile. Di ferro.

Di più, d’acciaio come le gambe dei coraggiosi che ieri mattina hanno sfidato le lunghe e a tratti (specie nel finale) insidiose rampe di Casera Razzo e soprattutto del Kaiser. Chi vi scrive ha optato per la tappa “short”, quella solamente con lo Zoncolan e ha sofferto come un cane. Figuararsi quei coraggiosi che sono arrivati a Tolmezzo verso l’una.

Ha vinto Andrea Chiminello, il codroipese volante. Si allena spesso in Carnia e conosce bene le salite e soprattutto le discese della gran fondo. Per questo, perso terreno all’insù, ha alzato il ritmo in discesa. Una sorta di Savoldelli

Bravo, ma la corsa vera è stata dietro. Quella dei granfondisti alle prese con salite al limite del ribaltamento, ma coccolati da un’organizzazione impeccabile.

Ogni incrocio era presidiato da volontari della protezione civile daella ventina di comuni interessati alla corsa, sin dalla prima salita verso Verzegnis. Poi ristori ovunque, servizio assistenza della Cussigh Bike e altro. Come ad esempio i cartelli gialli che indicavano i pericoli sulla strada, i ristori o i gran premi della montagna con la traduzione in giapponese, la seconda lingua della corsa visto il gemellaggio col Sol Levante.

Dovevate vederli i giapponesini, anche alcuni professinisti della Nippo Fantini, gente che fila in bici eccome, ieri mattina a Tolmezzo prima della partenza. Letteralmente stregati dal contesto.

«E il prossimo anno vi aspettiamo sul Monte Fuji», ha detto un dirigente della Nippo Fantini. «È dura la salita del Fuji, dieci chilometri terrificanti». Come lo Zoncolan? Nooo, difficile, ma i fortunati carnici che il prossimo anno, quando l’atto-due della corsa andrà in scena in Giappone, voleranno in Oriente ce lo sapranno dire.

Alla partenza ieri mattina grandi nomi dello sport. Innanzi tutto un tiratissimo Fabrizio Ravanelli, penna bianca, che 19 anni fa regalò la Coppa dei campioni alla Juve con un gol piuttosto complicato. «Vivo per la competizione - ha detto l’ex calciatore - ho scoperto il ciclismo appena smesso di giocare, corro con mio fratello (anche lui presdente in Carnia ndr) e quando non alleno mi alleno. Semplice».

Ravanelli alla Carnia classic sullo Zoncolan: un circuito fantastico

C’è anche l’avvocato Claudio Pasqualin, il re dei procuratori del pallone. Indossa la maglia di campione del mondo over 70 degli avvocati. «Un delitto cambiare il nome allo stadio Friuli, e pure per un piatto di lenticchie», dice prima di partire per il terzo percorso della Carnia Classic, Verzegnis, Ovaro, Sella Valcalda, Ravascletto e Tolmezzo, via “di fuga” scelta dal dolorante alla schiena Giorgio Di Centa (altrimenti non si sarebbe fatto mancare “il lungo” vista la gamba d’autore), Gigi De Agostini raggiante perchè i due figli gli hanno regalato due nipotini in pochi mesi, Corinna Boccaccini campionessa di snowboard o l’imprenditore Leo Terraneo. “

Gibo” Simoni? Falsa partenza per lui, a Ovaro dove pernottava aveva smarrito le chiavi dell’auto. L’abbiamo incontrato al ristoro di Ovaro. C’era anche il sindaco Mara Beorchia (ha sempre creduto nel binomio ciclismo-Carnia) “griffata” Zoncolan. Si sale sul Kaiser con il due volte vincitore. Emozione. Lui però mette le mani avanti: «due chilometri dopo Liaris mi fermo».

E così fa, accanto al monumento donato da Valentino Rugo a Cainero e alla Carnia. Beato lui, ci ha lasciati nella sofferenza. Per fotuna che per la strada abbiamo trovato il conforto dell’ovarese Erik Dalla Pietra. Poi la cima, la discesa, Tolmezzo. E un Enzo Cainero entusiasta: «È la strada giusta, la via aperta col Giappone è magnifica, questa gente è stata meravigliosa, avanti così». Da ciclista, a nome di tutti i ciclisti che ieri hanno corso, un appello al presidente della Carnia Bike, Fabio Forgiarini: è vero, il prossimo anno la corsa emigrerà in Giappone, ma una versione carnica ci dovrà essere. Domo arigatou, in giapponese grazie.

@simeoli1972

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