«La Caffaro deve 600 mila euro al Cafc: chi paga?»
TORVISCOSA. Chi dovrà pagare i 600 mila euro che la Caffaro in amministrazione straordinaria deve al Consorzio acquedotto Friuli centrale per gli scarichi fognari: ai cittadini/utenti del Cafc o alla Regione Fvg?
È quanto il presidente del Cafc, Eddi Gomboso, intende appurare attraverso un vertice tra i soggetti interessati: consorzio, commissario straordinario di Caffaro in Prodi bis, avvocato Marco Cappelletto, Regione, il Comune e l’Arpa. «Noi come società ci troviamo a svolgere un’attività di servizio idrico che ha il compito di consegnare l’acqua ed effettuare la depurazione – spiega Gomboso –. Sulla vicenda Caffaro ci troviamo di fronte a una situazione che va avanti dal 2007, già prima della fusione fra Consorzio depurazione laguna e Cafc. Alla Caffaro c’è una barriera idraulica di pozzi lunga circa cento metri, all’interno dei quali arriva l’acqua proveniente da un’area che dovrebbe essere bonificata, ma non lo è. Noi pompiamo l’acqua all’interno di questa barriera idraulica per depurare quella scaricata, al fine di evitare l’estendersi degli ultimi inquinanti all’acqua di falda. Lo facciamo per una impresa, la Caffaro. Quello svolto in Caffaro è un servizio, come definito da Arpa Fvg e autorità competente. Ora però è da valutare chi paga, dal momento che il commissario straordinario dice di aver finito i soldi. Il credito o va spalmato sugli altri utenti, o bisogna trovare un altro sistema».
Gomboso spiega di aver inviato a commissario Caffaro, Regione, Ministero dell’ambiente e altri soggetti interessati la relazione sulla situazione in cui si trova il Cafc, cioè sulla morosità di Caffaro per 600 mila euro che non ha possibilità di recupero, avendo però “l'obbligo” di svolgere il servizio indipendentemente dal fatto che questo fosse stato revocato. Il 30 aprile il Cafc aveva inviato al commissario Caffaro l’ingiunzione di revoca dello scarico in rete. Ma il 18 agosto arriva da Arpa, chiamata in causa dal Comune, una nota in cui si ribadisce che il servizio erogato dal Cafc «si configura come servizio di pubblica utilità», chiedendo che non sia revocata l’autorizzazione allo scarico.
«Noi – conclude Gomboso – andremo a coinvolgere la Regione su tale fatto, perchè tutte le attività di bonifica (peraltro non ancora partite) sono frutto di un accordo tra Regione e Ministero dell’ambiente, dove però non si parla di Cafc. La situazione non può andare avanti e non si può far pagare ai cittadini un’attività di altro tipo».
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