Jesse, rischio esuberi per 80

SACILE. La cassa integrazione non basta. Ristrutturazione in vista alla Jesse di Francenigo –un’azienda nella quale lavorano parecchi operai che arrivano dalla provincia di Pordenone e che recentemente è finita nel mirino dei magistrati per una maxi evasione fiscale –, dove protrebbe calare la mannaia su un massimo di 80 lavoratori.
«L’azienda ha parlato di un calo del fatturato del 30% tra 2010 e 2011 – spiega Giacomo Bernardi, sindacalista della Filca Cisl di Treviso –, vuol dire che la cassa integrazione in corso fungerà solo da tampone prima di sapere quale sarà il piano di ristrutturazione che ormai sembra inevitabile, con tagli consistenti all’organico, da 50 a 80 persone sui 260 dipendenti totali, già investiti dalla cassa integrazione ordinaria». L’emersione di una maxi evasione contestata lo scorso marzo all’azienda di mobili dalla Guardia di finanza, ha fatto fuggire molti clienti smantellando un grosso giro di “nero”, come dichiarato nei giorni scorsi dai sindacati, preoccupati ora per le ripercussioni sui lavoratori. «Ci dicono che la struttura aziendale è ormai troppo grande rispetto alle commesse in essere – continua Bernardi –, dipendenti stessi hanno registrato un calo consistente dei volumi che per ora sembrano non riprendersi come speravamo. Per questo era stata chiesta una prima cassa integrazione ordinaria, seguita dalla recente proroga di un mese a rotazione che ha coinvolto tutto l’organico. In questi giorni sono a casa 110 persone alla volta solo nel reparto produzione. Una situazione che preoccupa molto i dipendenti, in attesa di sapere quale sarà l’entità delle multe che dovrà comminare l’Agenzia delle entrate».
I conteggi per recuperare l’evasione contesta alla Jesse sono infatti a buon punto. Nei prossimi giorni verranno divulgate informazioni precise sugli importi, prima conseguenza tangibile delle indagini che a cavallo tra 2011 e 2012 hanno impegnato per mesi le Fiamme fialle nella sede della Jesse. Un terremoto che asciugato il bilancio, arrivato a ben 46,2 milioni di euro di ricavi nel 2010 per poi calare nell’anno successivo. L’azienda controllata da Alessandro, Francesca e Paola Jesse, tutti e tre detentori del 6,75% delle quote dell’impresa, sta attraversando quindi la fase più delicata della sua lunga storia industriale.
Il marchio è tra i più rinomati nel panorama economico legato al settore del legno-arredo, oggi in grande sofferenza e ancora alle prese con un profonda crisi. «Ci risulta che già nel 2011 il fatturato sia sceso verso i 30 milioni di euro, senza più risollevarsi – è la stima comunicata nei giorni scorsi al sindacalista trevigiano –, i dirigenti della Jesse si sono presi ancora del tempo per poter calcolare quale sarà l’impatto sull’organico. Per quanto ci riguarda sappiamo che difenderemo al meglio l’occupazione, sperando che prima o poi torni la calma e si possa recuperare il terreno perduto in questi mesi».
Enrico Lorenzo Tidona
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