Iva, batosta del 22% sulle patenti rilasciate negli ultimi cinque anni

La protesta delle scuole guida: «Dovremmo andare nelle case dei clienti?» «Circa 100 mila euro a ditta: non spetta a noi quel recupero, se ne occupi il fisco»



Una svolta improvvisa che danneggia seriamente i giovani clienti, le famiglie e gli operatori. I titolari delle autoscuole udinesi sono uniti nel bocciare in toto il provvedimento con cui l’Agenzia delle Entrate ha stabilito l’applicazione dell’Iva al 22% sulle lezioni di guida delle autoscuole per il conseguimento della patente tra il 2014 e il 2018.

La risoluzione, emanata lunedì, recepisce le disposizioni di una sentenza del marzo scorso della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che revocava il regime di esenzione Iva per questo tipo di “formazione”, non più rientrante in quella di ambito scolastico o universitario. La presa di posizione riguarda, per di più, le annualità passate (vale per tutti coloro che hanno preso la patente dal 1° gennaio 2014) e il timore è che – non potendo imporre le tasse ai propri ex allievi – le autoscuole debbano provvedere di tasca propria.

«Al momento il problema principale non è nostro, ma dei consumatori – spiega Massimiliano Padovani, uno dei titolari dell’autoscuola Lenarduzzi – perché la patente è un bene di prima necessità, non uno sfizio». A Padovani viene in mente il mondo del lavoro. «A un colloquio per prima cosa ti chiedono è se sei automunito… – dice ancora –. E qui vengono molti ragazzi, anche stranieri: vogliono imparare a guidare per avere l’opportunità di lavorare e integrarsi. Quel 22% di Iva peserà molto sulle loro tasche».

Poi la questione retroattività del provvedimento. «È una follia: dovremmo andare a suonare il campanello a casa di ogni ex allievo – aggiunge –? Se l’Agenzia delle Entrate vuole recuperare i soldi se ne occupi direttamente: noi non siamo evasori. E pagare di tasca nostra vorrebbe dire fallire». La soluzione? «Speriamo almeno che abbassino l’Iva…».

Armando Buonpane dell’autoscuola Moderna, segretario provinciale di Unasca (Unione nazionale autoscuole studi consulenza automobilistica) ammette che la situazione è complicata. «In sostanza mezz’ora di lezione non costa più 20, ma 25 euro e noi da un giorno all’altro ci troviamo costretti a fare preventivi diversi. I clienti, giustamente, pretendono spiegazioni – afferma –. E poi, come possono poi chiederci di fare gli esattori? È paradossale. Se questa richiesta dovesse restare, si calcolano, in 5 anni, 100.000 euro di Iva non versata: questo vorrebbe dire rischio chiusura per numerose autoscuole».

Lunedì gli associati Unasca e tutte le autoscuole udinesi che vorranno partecipare si incontreranno per discutere della questione: «Anche se noi non possiamo decidere nulla, auspichiamo che possa esserci un’aliquota agevolata» conclude Buonpane.

Fatica ancora a credere a questa novità la titolare dell’autoscuola Mattiussi. «Rispetteremo la legge come abbiamo sempre fatto, ma questo è un provvedimento assurdo – dice Elisabetta Mattiussi –. Ci creerà problemi sia con gli attuali iscritti, che si trovano costretti a pagare una somma diversa da quella stabilita in precedenza, sia con gli ex allievi: ma chi ha il coraggio di contattarli per questo?».

Anche il deputato di Forza Italia, Roberto Novelli, vuole chiarezza sul provvedimento. «Chiederò al governo di bloccare questa folle e vessatoria decisione – afferma in una nota – che andrà a pesare sulle tasche delle famiglie dei futuri patentati e che rischia di mettere in ginocchio le scuole guida, in regione poco meno di cento piccole aziende che adesso convivono con l’incubo di dover pagare cifre non indifferenti. Chiedere gli arretrati significa voler far cassa, violando ogni principio di ragionevolezza». —





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