Irreperibile all’anagrafe, invece è morto

Pordenone: il caso del leader degli immigrati Mvudisa: il Comune collaborò ai funerali, ma ora non rilascia il certificato di decesso

Kanish Mvudisa, zairese, già vice presidente dell’Associazione immigrati, era molto conosciuto in città e la sua scomparsa, il 16 gennaio del 2011, a 52 anni, avvenuta in Belgio dove era andato a trovare il fratello, creò una vasta eco e cordoglio, tant’è che i servizi sociali del municipio collaborarono all’organizzazione del funerale al quale presenziò l’allora assessore, Gianni Zanolin. All’anagrafe del municipio, però, risulta irreperibile ed è per questo che non può essere nemmeno emesso un certificato di morte che attesti la sua scomparsa.

Un caso classico e paradossale che, nei meandri della burocrazia, attesta il detto che non sa la mano destra, quello che fa la sinistra. Al censimento del settembre scorso, infatti, Kanish Mvudisa è stato dichiarato irreperibile tanto da cancellarlo dalle liste dell’anagrafe. Insomma non esiste nemmeno traccia della sua presenza a Pordenone e tantomeno della sua scomparsa.

Eppure Mvudisa non era un volto sconosciuto. Abitava in via Monfalcone 1 insieme alla moglie e ai quattro figli. Nato nel 1958 a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), emigrò in Italia nel 1980 per una scelta obbligata. Il suo Paese era francofono ma le Nazioni europee di lingua francese non rilasciavano visti d’ingresso e le borse di studio erano riservate a pochi privilegiati. Già laureato in economia e commercio, entrò come turista e rimase da clandestino lavorando come aiuto macellaio. Diventato regolare, imparò l’italiano e ottenne un impiego all’ambasciata zairese presso la Santa Sede. La crisi nel suo Paese bloccò gli stipendi anche ai diplomatici e così Kanish si reinventò una vita a Pordenone dove si trasferì nel 1992. Prima il lavoro all’Astercoop, una cooperativa che forniva manodopera in Electrolux, quindi l’impegno sindacale: fu delegato della Filt-Cgil ed entrò nel direttivo regionale e provinciale. Nel 1995 contribuì a fondare l’associazione immigrati diventandone presidente. Dieci anni dopo la nomina a segretario cittadino di Rifondazione comunista, una scelta che fece storia ed ebbe una eco a livello nazionale perché si trattava di uno dei primi casi in Italia.

Un legame con Pordenone che, almeno nelle carte, un passaggio burocratico del censimento ha definitivamente cancellato.

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