Inchiesta sulla morìa delle api. Nessun commento dalla Procura: i pm resistono agli attacchi politici

Dal palazzo di via Lovaria, sede della Procura di Udine, non filtra mezza parola. La consegna del low profile sull’inchiesta per lo spopolamento degli apiari non viene violata neppure nel giorno dell’assalto frontale del presidente del Consiglio regionale, Pier Mauro Zanin. Il capo della magistratura friulana, Antonio De Nicolo, preferisce soprassedere, astenendosi da ogni commento.
Di certo non ha gradito la piazzata di Zanin, il capo della Procura udinese. Anche perché l’accusa di aver spettacolarizzato l’inchiesta, lanciata dal presidente della massima assemblea regionale, cozza fragorosamente contro le raccomandazioni di De Nicolo, che in queste settimane ha anzi più volte predicato calma e chiesto che procedessero a fari spenti le indagini sull’utilizzo del Methiocarb, principio attivo contenuto nel Mesurol 500 Fs, per conciare i semi di mais.
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La necessità di abbassare i toni è motivata essenzialmente da due fattori. Il primo: permettere ai magistrati inquirenti di svolgere senza ingerenze esterne un’attività investigativa complessa, per il tema e per il numero di indagati. Il secondo: evitare che gli animi si esasperino fino ad arrivare a un punto di rottura “di sistema” in grado di favorire la formazione di due fazioni contrapposti. Il campanello d’allarme, inutile girarci intorno, è rappresentato dal danneggiamento di alcune arnie nel Medio Friuli: una ritorsione che ha intimidito e infastidito gli apicoltori, alcuni dei quali hanno deciso di rinunciare a lavorare con bottinatrici e operaie.
Nonostante la linea del silenzio, la scelta di campo di Zanin, espressa in maniera così recisa, non può lasciare indifferenti. Anche se la magistratura udinese è corazzata, già colpita dalle critiche di agricoltori e produttori vitivinicoli tre anni fa, nel pieno dell’inchiesta sulla “Sauvignon connection”, che aveva ipotizzato l’aggiunta nel mosto di un preparato, una sorta di esaltatore di aromi non nocivo per la salute umana, assolutamente sconosciuto al disciplinare di produzione dei vini Doc. La vicenda giudiziaria si era conclusa con una raffica di patteggiamenti e in quel caso era stato il senatore del Pd, Alessandro Maran, a parlare di «vicenda enfatizzata, amplificata in fase di indagini con il rischio di scrivere una sentenza prima ancora che siano state formalizzate le accuse».
E anche le indagini sui prosciutti dop falsi (che hanno interessato le Procure di Udine e Pordenone) erano state accompagnate da lamentazioni variegate e cadenzate da interventi che, nel goffo tentativo di accalappiare consenso, hanno finito con il gettare ombre sull’attività della magistratura. —
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