Incassi di multe e tributi in fumo, così il Comune ha perso 4,8 milioni

Nei primi otto mesi dell’anno, riduzione di quasi un quinto delle entrate per la pandemia e il conseguente lockdown
Udine 13 ottobre 2018 municipio esterni Agenzia Petrussi foto Massimo Turco
Udine 13 ottobre 2018 municipio esterni Agenzia Petrussi foto Massimo Turco

UDINE. Il coronavirus ha lasciato il segno anche nelle casse di Palazzo D’Aronco. Quasi un quinto delle entrate del Comune di Udine per tributi locali e multe è andato in fumo a causa della pandemia.

In termini assoluti, mancano all’appello circa 4,8 milioni di euro, il 21% della media degli incassi degli ultimi due anni. Nei primi otto mesi del 2020 il Comune di Udine ha incassato 17,7 milioni di euro, a fronte dei 22,5 milioni di euro della media rilevata nel triennio 2017-2019.

«È un dato che non ci sorprende visto che le tasse locali sono state sospese o ridotte per aiutare le famiglie e le attività commerciali che si sono trovate in difficoltà per l’emergenza sanitaria - spiega l’assessore al Bilancio, Francesca Laudicina -. Le minori multe invece si spiegano con il lockdown che ha costretto quasi tutti gli automobilisti a rimanere a casa. I provvedimenti presi nella fase più acuta della pandemia hanno messo a dura prova le casse comunali, alle prese con un drastico calo delle entrate per multe e tributi».

Secondo Laudicina la situazione «si farà sentire e peserà anche nei prossimi bilanci, nonostante gli aiuti diretti destinati dal governo agli enti locali. A essere colpito non sarà solo il nostro capoluogo, ma anche moltissimi dei comuni della nostra regione e non solo».

Prendendo in considerazione i dati del Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici, elaborati da Efficientometro.it, a Trieste per esempio è andata ancora peggio visto che il capoluogo giuliano ha visto sfumare 23,8 milioni di euro, ben il 33% della media dei 71,5 milioni di euro incassati negli ultimi tre anni. Nei primi otto mesi del 2020 Trieste ha incassato solo 47,7 milioni.

Decisamente meglio, invece, a Pordenone: le casse comunali sono passate dai 13,3 milioni di media degli ultimi tre anni a 11,6 milioni, il 13% in meno, 8,3 milioni di euro. Ad alleggerire almeno in parte il quadro economico di Palazzo D’Aronco ci sono stati i 9 milioni di avanzo di bilancio: più di 2 milioni e mezzo sono stati utilizzati per l’emergenza Covid-19 e altri 6,5 di investimenti finalizzati a rilanciare l’economia.

«Abbiamo messo a punto una manovra imponente e ponderata sfruttando tutte le risorse disponibili per dare sostegno immediato alle famiglie e alle aziende più colpite dalle conseguenze del lockdown e nel contempo – spiega Laudicina – abbiamo aumentato li investimenti salvaguardando gli equilibri finanziari in modo da mettere in sicurezza i conti del Comune che comunque ha subito un calo significativo delle entrate».

Sul fronte delle entrate sono stati 3,4 milioni di euro di minori incassi di cui 3 milioni per il gettito Imu di imprese e famiglie e 400 mila euro per la riduzione dell’aliquota decisa dal Comune per le categorie c1 e c3.

«A queste – illustra Laudicina – vanno aggiunti 100 mila euro di mancati introiti per l’imposta di pubblicità, 440 mila euro per la Cosap, ossia l’occupazione del suolo pubblico, 1 milione e 352 mila euro di Tari, la tassa sui rifiuti, 225 mila euro per di mancati incassi per la chiusura dei parcheggi, 235 mila per l’annullamento di eventi turistici, 170 mila euro per la chiusura di palestre e piscine e quasi 1,3 milioni di minori entrate per i servizi scolastici come le mense».

Per quanto riguarda le entrate correnti dalla Regione sono arrivati 676 mila euro per l’abbattimento della Tari e 253 per la Cosap mentre con la rinegoziazione dei mutui, Palazzo D’Aronco ha risparmiato 2 milioni e 899 mila euro ai quali vanno aggiunti i 400 mila euro di risparmio per la gestione del calore (con le scuole chiuse anche il riscaldamento non ha funzionato) e 800 mila euro di risparmio per il personale dovuto al rinvio dei concorsi che avrebbero dovuto portare a nuove assunzioni.

«Soltanto per l’acquisto di mascherine, plexiglass, e per le visite mediche e la sanificazione di impianti sportivi e uffici abbiamo speso 650 mila euro – sottolinea Laudicina – ai quali vanno aggiunti i 236 mila euro di oneri per lo smart working per l’acquisto di software e licenze e altri 80 mila euro per 80 computer». Ma la lista della spesa legata al Covid continua ad allungarsi.

Per garantire il funzionamento di palestre e piscine per esempio, il Comune è costretto a sanificare gli impianti più volte. E anche per consentire l’accesso al pubblico negli uffici sono necessari termoscanner, gel e mascherine. —

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