In piazzale XXVI Luglio la proprietà Eni va all’asta

Officina, uffici e area dell’ex distributore sono ancora in vendita La prima gara era andata deserta. Le offerte partono da 460 mila euro
Di Laura Pigani

Eni spa vende i suoi beni immobiliari in centro città. Il fabbricato di due piani utilizzato come ufficio e officina e l’area scoperta dove un tempo c’era il distributore di benzina Agip, situati in viale XXVI Luglio 1866 all’angolo con viale Ledra, sono stati messi di nuovo all’asta, dopo che la prima gara era andata deserta. La seconda asta parte con una base di 460.100 euro e le offerte devono essere presentate entro le 12 del 16 giugno.

L’operazione rientra in un processo competitivo (e privatistico) avviato da Eniservizi spa di vendita di immobili di varia tipologia di proprietà di Eni spa o di altre società consociate. L’immobile e lo scoperto sono situati in una zona classificata dal Piano regolatore generale comunale come “B1”, vale a dire “residenziale intensiva”. I beni, infatti, si trovano in pieno centro, in un contesto residenziale e commerciale, vicino anche a servizi come banche e uffici pubblici, ben collegato all’autostrada A 23 e alla stazione ferroviaria e servito dal trasporto pubblico. Tra le possibili trasformazioni dell’area, ricadendo in zona B1, è ammessa la costruzione di autorimesse fuori terra, interrate e seminterrate con il solo rispetto delle distanze tra edifici. Nello specifico, il fabbricato, di 480 metri quadrati, è composto da un piano rialzato, un piano terra e un interrato (in particolare, si tratta, rispettivamente, di un locale a uso ufficio, uno a uso officina con relativo seminterreato). L’area esterna è di 80 metri quadrati e, fino al 1999, era ubicato un impianto di distribuzione carburante. L’autorizzazione alla rimozione del distributore di benzina era arrivata nel maggio del 1999, dieci anni più tardi la Dia per la rimozione dei serbatoi. Le opere realizzate nel corso degli anni sono state catalogate come «manutenzione ordinaria» e non sussistono – in base alla documentazione allegata ai beni messi all’asta (corrispondenti al codice T1162 sul sito www.realestate.eni.com) – situazioni edilizie da sanare.

In occasione della rimozione dei serbatoi interrati era stata compiuta una certificazione della qualità ambientale. L’obiettivo era l’eventuale individuazione nel sottosuolo di sostanze inquinanti. I monitoraggi avevano effettivamente portato alla scoperta che il terreno circostante e sottostante i serbatoi interrati era contaminato da idrocarburi. Le analisi chimiche di laboratorio effettuate dopo la messa in sicurezza dell’area, con l’asportazione del terreno inquinato, avevano poi dimostrato la conformità dei valori e il rispetto di tutti i parametri per i siti a uso commerciale e industriale (definiti dal decreto legislativo 152/06).

Chi fosse interessato a partecipare all’asta bandita da Eni spa deve compilare il modello con l’offerta vincolante e inviarlo al notaio. Le offerte non possono essere inferiori al valore di base stabilito in 460.100 euro. Alla scadenza del bando – indicano dagli uffici – si apriranno le buste alla presenza di una commissione di Eni. Generalmente a quel punto si procede con l’aggiudicazione, ma se tra la prima offerta più alta e la seconda la differenza dovesse essere inferiore al 10% si andrà al rilancio. Se anche questa asta dovesse non portare alla vendita, ce ne sarà una terza, con procedure differenti (le offerte saranno raccolte direttamente da Eni e in base a queste sarà determinato il nuovo valore base di riferimento).

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