In 30 anni accolti 1.500 minori

Bambini abbandonati provenienti dal Nepal, Romania, India e Guatemala

Una banca dati per l’adozione nazionale, tempi più snelli per le procedure, maggiore sostegno economico e politiche d’incentivo alle famiglie che decidono di adottare, la ripresa di una regia da parte della Commissione adozioni internazionali.

Sono queste le quattro proposte per uscire dalla crisi e “combattere” il calo di richieste di adozioni internazionali suggerite da International Adoption, l’organizzazione con sede a Campoformido (a Villa Primavera, in via Santa Caterina) che – in collaborazione con la “base” distaccata di Firenze – ogni anno permette a decine di bambini di trovare una casa e una famiglia che li accolga. Una realtà che esiste da più di 30 anni e ha permesso di “sistemare” oltre 1.500 minori abbandonati provenienti da India, Nepal, Romania e Guatemala, accompagnare le famiglie adottive lungo il percorso e l’inserimento dei figli stranieri nella nuova comunità, ma si occupa anche del sostegno a distanza, di programmi di educazione e formazione professionale, nonché di assistenza sanitaria e sociale.

Iscritta all’albo degli enti autorizzati per l’adozione internazionale, International Adoption è una delle 27 realtà che hanno sottoscritto il documento indirizzato al capo del governo. «Da 15 anni non è operativa la banca dati nazionale dei minori adottabili e delle coppie disponibili, già prevista per legge nel 2001, che non rende monitorabile la situazione», spiega il direttore dell’ente Andrea Zoletto. Senza contare che la procedura italiana per la valutazione d’idoneità della coppia, come detto, è lunga: «In Italia s’impiega più di un anno tra attività istruttoria e l’emanazione del decreto d’idoneità, a cui si aggiunge la lentezza per la trascrizione della sentenza straniera. È necessario rendere perentori questi tempi».

Sul fronte del sostegno economico il direttore dipinge una situazione felice del Friuli Venezia Giulia, regione virtuosa dove «già si erogano finanziamenti per le coppie adottanti e i rapporti con i consultori familiari, fondamentali nel post adozione, sono ottimi, ma dev’essere fatta ancora strada con scuole e insegnati, preparandoli all’inserimento dei bambini». (g.z.)

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