Il sogno: ridare vita ai resti del nobile interrompimento

Quel che resta delle colonne e il loro basamento, dove si intravede l’antico decoro. Il nobile interrompimento è tutto qui, pochi ma significativi frammenti conservati nel magazzino delle scuole Gabelli da anni. E quegli elementi, secondo chi ha partecipato ieri mattina all’iniziativa del Caffè letterario, andrebbero completati con altri materiali e un tetto trasparente per far rivivere l’originale.
La demolizione dell’edificio ad archi, che collegava il complesso dell’ex convento con il monte di pietà (ovvero la ex sede della biblioteca civica) aveva il valore di creare una quinta naturale alla piazza, dando un senso di completezza a un’area che oggi è solo un parcheggio.
A fotografare quei pezzi di storia è stata l’assessore provinciale Francesca Cardin che, anche per vissuto famigliare, sente profondamente il tema della pordenonesità ed è tra quanti sono convinti che il nobile interrompimento vada ricreato. «Non è solo una questione di identità – spiega Cardin (per altro suo padre fu tra i promotori dello studio per la riqualificazione di piazza della Motta) –, bensì di memoria. Ci sono luoghi, e piazza della Motta è uno di queste, che ci ricordano una città che abbiamo conosciuto attraverso i nostri nonni e i nostri genitori. Una città di cui non sempre ci sono tracce nei libri o su internet. Prenderci cura del nostro passato, valorizzarlo, significa ricordarci da dove veniamo».
La ricostruzione del nobile interrompimento è un pallino di molti in città, anche tra i politici e senza distinzione di schieramento. Il consigliere comunale di Forza Italia, nonché architetto Franco Giannelli, aveva addirittura presentato una mozione chiedendo al Comune di reperire le risorse per realizzarlo: 750 mila euro il fabbisogno stimato da Giannelli. La sua proposta impegnava la giunta a reperire fondi tramite sponsorizzazioni di aziende private o istituendo una tassa di scopo. Ma entrambe le vie sono state ritenute non praticabili dall’amministrazione.
In realtà nel tempo non sono mancate le idee e le visioni per piazza della Motta e quella vecchia “porta” della città. In particolare durante l’amministrazione Bolzonello – era il 2006, quindi quasi dieci anni fa – era stato approvato un piano che prevedeva la pavimentazione di piazzetta della Pescheria (l’unica parte realizzata), il rifacimento dei marciapiedi in via Roma, l’eliminazione della sosta delle auto all’interno della piazzetta con l’ipotesi di un parcheggio sotterraneo, e la riedificazione del Nobile interrompimento. Un piano che in quegli anni doveva costare 4 milioni 125 mila euro (ma i finanziamenti si erano fermati a poco più di un milione). Il momento economico che la città vive allora era molto diverso, non si conosceva cosa fosse il patto di stabilità. Quel progetto è rimasto nel cassetto, così come altri prima di quello (risalenti agli anni ’90). L’attuale amministrazione aveva espresso, alcuni mesi fa, la volontà di proporre un concorso di idee per ripensare la piazza. Con tutta probabilità l’idea andrà in eredità a chi governerà dopo Pedrotti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto








