Il sogno di Michela infranto dalla pandemia «Chiudo la mia palestra, troppe incertezze»

la storia
A costringerla ad abbassare le serrande della sua palestra, un progetto accarezzato a lungo e avviato sette anni fa, sono state l’emergenza Covid e la protratta inattività. Una scelta difficile per Michela Ceschiutti che, però, non vuole rinunciare a fare l’istruttrice.
In questi giorni, sulla statale Pontebbana a Gemona, la palestra Puntofit ha cessato l’attività. Una realtà, vicina al Bravimarket a Taboga, frutto di una lunga esperienza nel settore agonistico che Ceschiutti ha iniziato da giovanissima, trasformata poi nel mestiere di istruttrice, operativa per molti anni in altre realtà del territorio. Per lei abbassare le serrande, concludere il contratto di affitto in anticipo con il proprietario dei locali e far trasportare i suoi attrezzi ginnici altrove, non è stato certo facile.
«Non riesco a esprimere – racconta – quello che ho provato quando ho osservato il camion portare via le attrezzature dalla mia palestra, per la quale ho speso energie, sacrifici, a volte anche trascurato la famiglia e le amicizie. Ma non si vive con la speranza che succeda qualcosa di meglio. A noi operatori dello sport, nessuno ha pensato: ci hanno costretti a chiudere dopo averci fatto spendere per adeguare le strutture e i ristori non sono sufficienti per mantenere impianti che costano anche quando stanno fermi. Io non me la sono sentita di indebitarmi ancora di più e rischiare di ipotecare la casa». Michela Ceschiutti, 46 anni, è istruttrice sportiva da 25 anni: per un lungo periodo ha maturato la sua esperienza nel settore atletico locale, nella Gemonatletica. Poi, sette anni fa ha avviato la palestra “Puntofit”. Un impegno che aveva cominciato a dare i suoi frutti, tanto è vero che a inizio 2020 la palestra, con la sua squadra di 8 istruttori, contava oltre 450 iscritti. L’arrivo della pandemia non l’aveva fermata dal portare avanti il suo progetto, ma dopo un anno Michela ha dovuto fare i conti con i numeri.
«Non mi sono mai arresa in questo anno – racconta Ceschiutti – facendo lezioni gratuite online, d’estate abbiamo riaperto, spendendo per abbattere muri e avere più spazio e abbiamo organizzato attività all’aperto. Ma un progetto imprenditoriale si conduce secondo i dati calibrati di un business plan, non certo sulla speranza di riaprire senza sapere quando e come: in primo luogo perché se la riapertura dovesse avvenire a giugno non sarebbe un periodo favorevole per le palestre, inoltre non si può investire per ospitare un determinato numero di persone che poi si dimezza. I conti non tornano così».
Nonostante la chiusura, Michela Ceschiutti non si abbatte, intenzionata a svolgere ancora il suo ruolo di istruttrice. Anche perché, a lei questa emergenza Covid qualcosa ha insegnato, nonostante tutto: «Per il momento – dice Michela – ho adeguato un spazio di casa per fare lezioni online, sia con gli utenti che avevo a Puntofit e anche acquisendo altre persone, perfino da luoghi lontani come il Lussemburgo. Quando sarà possibile farò lezioni all’aperto mantenendo il servizio online con chi è lontano. Ho imparato che bisogna reinventarsi per adeguarsi ai tempi se si vuole portare avanti i progetti in cui si crede. Ho chiuso la palestra, ma non la mia partita Iva». —
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