Il sindaco contagiato dal virus: «Ho vissuto con l’incubo di restare senza respiro e il dolore per la morte di mia madre»

Il sindaco di Villa Santina, Domenico Giatti, con la madre Luigina
Il sindaco di Villa Santina, Domenico Giatti, con la madre Luigina

Chiuso in casa da contagiato per un mese. Solo tra quattro mura. Con il Covid-19 che attanaglia il suo fisico forte. Con la paura che possa assalire anche i polmoni.

Lui, sindaco di Villa Santina, Domenico Giatti, trova la forza di reagire grazie alla solidarietà della sua gente e al ruolo istituzionale, e proprio nella veste di primo cittadino viene informato dei tanti contagi e si rende conto di quanti conosce, anche bene, tra i ricoverati negli ospedali Covid.

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Il suono angosciante delle ambulanze avvolge il paese, in quei maledetti giorni una porta via anche sua madre che lui non rivedrà più. Un mese in casa da malato Covid è un’esperienza che il sindaco Giatti accetta di raccontare anche per ribadire il suo appello, fermo, a tenere atteggiamenti responsabili.

«Tanta gente si sta ammalando, tra loro anche qualche negazionista. Nel mese che ho passato a casa ho trascorso 14 giorni con la febbre a 38,5 e più. Ho fatto 23 giorni di malattia continuata, poi ho cercato di rientrare al lavoro, ma ho dovuto cedere un’altra settimana, perchè il virus mi ha debilitato molto.

Ho avuto tanti problemi – racconta Giatti –, anche la ripresa dell’alimentazione normale non è stata banale. Mi sono autoisolato il 31 ottobre, con i primi sintomi, come, da subito, la perdita dell’olfatto. In Carnia c’erano un sacco di casi.

Avevo forti dolori alla cervicale, alla testa, molti dolori muscolari, dovevo stare sempre disteso, ho avuto tanti problemi, di varia natura. E le apnee: quando mi veniva sonno e non riuscivo ad addormentarmi, mi si bloccava il respiro. Dormivo pochissimo di notte e mi svegliavano per i dolori».

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Il primo cittadino racconta la preoccupazione di riuscire a essere presente come sindaco per i suoi cittadini ma anche le tante difficoltà. «E l’incubo che il virus mi aggredisse i polmoni, come è successo ad altri». «Ho un fisico forte – prosegue il primo cittadino –, la febbre a un certo punto non la sentivo più eppure quando la misuravo era sempre alta e mi faceva paura.

Sono stato in continuo contatto telefonico col mio medico di base. Mi hanno mandato un professionista dell’Usca (unità speciali di continuità assistenziale) il 12 novembre, non prima perché avevo esortato io a occuparsi di casi più gravi del mio, sapevo che c’erano persone che stavano peggio di me.

Era una dottoressa giovane, gentilissima e molto professionale. Mi ha visitato e quando mi ha detto che i miei polmoni erano a posto mi sono sentito molto fortunato».

Giatti racconta il sollievo mescolato al dispiacere di sapere di un suo caro amico di un paese vicino, che nello stesso periodo era ricoverato in ospedale, dove ha avuto momenti difficili.

«Quando è finito tutto l’ho trovato al supermercato. Era molto dimagrito. Ci siamo guardati negli occhi e, da dietro la maschera, ci siamo riconosciuti. È stato un momento molto intenso, perché ne eravamo usciti tutti e due».

Il sindaco ricorda anche la solidarietà ricevuta. «Quando ero chiuso in casa guardavo il mondo dalla finestra. Da sindaco mi giungevano notizie preoccupanti e sentivo il viavai delle ambulanze. I miei fratelli mi portavano la spesa, lasciandomela fuori dalla porta.

Avere la responsabilità del Comune mi ha motivato. Mi hanno aiutato molto le telefonate degli amici e quelle operative dal municipio, ma quelle che mi hanno fatto più bene sono state quelle dei miei concittadini: ho ricevuto tanto affetto, c’è stato chi si è procurato il mio numero soltanto per farmi sentire la sua vicinanza. E a me, che sono un sindaco umile, è ciò che ha fatto più piacere».

Poi Giatti torna con la mente al momento più doloroso. «A metà della mia malattia l’ambulanza ha portato via mia madre Luigina. Temevo che non l’avrei rivista e la sapevo indifesa. Era la fine di novembre, non ho più potuto vederla – dice Giatti, con la voce rotta – e il giorno della sua morte è stato terribile.

Una situazione che hanno vissuto tante famiglie e che può succedere a tutti. Non sottovalutate il Covid, non potete sapere come reagirà il vostro fisico e anche se vi sentite forti questo virus sa esserlo di più. Rispettate le regole e tenete alta la guardia». —


 

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