Il silenzio di Ruffino e quei distinguo nell’associazione

Il referendum sulla Costituzione e le discussioni all'interno dei sodalizi dei partigiani del Friuli Venezia Giulia
Udine 12 marzo 2016.Ex caserma Osoppo Convegno ANPI..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 12 marzo 2016.Ex caserma Osoppo Convegno ANPI..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

UDINE. Elvio Ruffino non è una persona che, di norma, si sottrae alle domande dei cronisti. No, il presidente regionale dell’Anpi – in tutti questi anni di onorata militanza all’interno dell’associazione dei partigiani – non ha praticamente mai evitato di manifestare la sua opinione.

Anche sui temi più scottanti – vedi la presunta fossa comune di Manzano, soltanto per citare un esempio cronologicamente vicino – che riguardavano coloro che per primi in Italia si sono impegnati a difendere e tramandare i valori della resistenza.

Questa volta, però, il numero uno di Anpi Fvg non parla. Sulla riforma Boschi che ridisegna la Costituzione e sul referendum del prossimo autunno non si esprime, personalmente, ma si limita a spiegare che «nell’Anpi è in corso un dibattito che vorrei restasse all’interno dell’associazione».

Un dibattito «un po’ faticoso» ammette e sul quale «è consigliabile essere prudenti». Sì, perché al di là degli “scivoloni” compiuti in questi mesi da Renzi – che domenica ha provato a ricucire il rapporto con i partigiani – e di diversi esponenti di Governo, le poche parole di Ruffino testimoniano come, sia in Fvg che a Roma, la posizione dell’Anpi non sia così compatta e convinta di provare ad affossare il referendum confermativo, sia esso a fine ottobre o, come è sempre più probabile, a novembre.

Certamente, almeno sulla carta, il fronte del no pare maggioritario tra gli oltre 100 mila iscritti all’Anpi nel Paese – e in Fvg sono più di 5 mila –, ma ci sono anime che, invece, chiedono di sedersi attorno a un tavolo, ragionare ancora e, in fondo, propendono verso quella croce da tracciare sopra al sì nella scheda con il quesito.

C’è chi sottolinea come l’allarme su un possibile stravolgimento delle regole democratiche del Paese sia eccessivo, coloro che guardano con favore ad almeno alcune parti della riforma che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe snellire il procedimento legislativo e quelli che, più o meno apertamente, manifestano i loro mal di pancia per gli alleati – occasionali – che si trovano al loro fianco in questa battaglia.

Tra chi andrà alle urne per votare no, infatti, non ci sono soltanto i gruppi di sinistra, storicamente vicini all’Anpi, ma pure un drappello di movimenti e partiti – dal M5s a Forza Italia sino ad arrivare alla Lega Nord di Matteo Salvini – con ben poche affinità politiche e di visione del mondo rispetto ai partigiani italiani.

Problemi, questi, tutt’altro che irrilevanti per chi, istituzionalmente, rappresenta a livello regionale l’associazione e che, comprensibilmente, cerca di ridurre al minimo qualsiasi rischio di attrito o di divisione.

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