Il settore delle bici in crisi aspetta il via ai contributi: «In due mesi persi 500 mila euro»

UDINE. La primavera è per tradizione la stagione della bici. Quella in cui si torna in sella e se necessario s’investe sulle due ruote. Un momento d’oro per i rivenditori che quest’anno il Covid-19 ha però mandato in fumo incrinando fatturati e certezze. Cussigh Bike, il grande negozio di Tavagnacco divenuto un punto di riferimento per gli amatori, ben oltre i confini della provincia di Udine, non fa eccezione.
«Tra marzo, aprile e maggio arriveremo a perdere circa mezzo milione di euro, un quinto del fatturato annuo», racconta il titolare Enzo Cussigh che nel pieno dell’emergenza ha però trovato il coraggio di guardare oltre e scommettere ancora una volta su se stesso, la sua azienda e il mondo della bici che resta la sua grande passione.
In piena pandemia ha deciso infatti, insieme al socio Cesare Floreani, di raddoppiare l’azienda aprendo un punto vendita a Trieste che si affiancherà a al quartier generale friulano. Affacciato sulla via Flavia, il nuovo negozio si svilupperà su 600 metri quadrati e darà lavoro ad altri due dipendenti che l’imprenditore sta ancora cercando. La pandemia ha rallentato i lavori di messa a punto e di apertura facendo slittare il taglio del nastro tra fine giugno e inizio luglio, comunque in tempo per approfittare della bella stagione e della voglia di sgambate dei cicloamatori ora più forte che mai.
E degli incentivi statali in arrivo per l’acquisito di bici (limitati ai residenti nelle grandi città). «Non è stato un periodo facile. Abbiamo chiuso all’inizio di marzo ancor prima che lo imponesse il governo. Avevamo capito la pericolosità della situazione, per noi, per i dipendenti e i clienti, quindi non abbiamo esitato», racconta Cussigh che abbassato la saracinesca all’inizio di marzo l’ha rialzata solo pochi giorni fa. Dopo aver messo a punto tutte le misure di sicurezza necessarie.
Segnalazioni a pavimento delle distanze di sicurezza da osservare, gel disinfettanti disseminati ai 4 angoli del negozio e ancora mascherine “d’ordinanza”. «Abbiamo chiuso ma non ci siamo chiusi continuando a comunicare con clienti e appassionati attraverso il social che è stato utilissimo per scambiarci informazioni e nel momento di maggior espansione del virus per invitare tutti a restare a casa. Devo dire che la categoria è stata molto sensibile: i ciclisti hanno compreso e appeso al chiodo, per qualche settimana, l’amata bicicletta. Noi abbiamo lavorato online, vendendo soprattutto bici usate, e il 10 per cento del fatturato realizzato con quest’operazione – circa 4.500 euro su 45mila – li abbiamo donati all’ospedale di Udine».
Dopo due mesi, le bici ormai sono tornare a calcare l’asfalto. «Non possiamo però parlare di normalità. Non sarà subito come prima – avverte l’imprenditore friulano – anche se lo slittamento a ottobre del Giro d’Italia, sempre che sia confermato, potrebbe allungare la stagione e restituirci così un po’ d’ossigeno».
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