«Il sentiero delle operaie sarà un “falso naturale” Un Magredo artificiale e alberi morti colorati»

La denuncia alle istituzioni del Comitato salute Pubblica bene comune Paola Marzinotto: «Il cantiere non rispecchia la proposta progettuale» 
M.mi.

la protesta

Il Comitato salute pubblica bene comune, di Pordenone, nato per mantenere l’ospedale in via Montereale, apre un nuovo fronte di carattere ambientale, quello del sentiero delle operaie. «Nulla in quel cantiere – è la sintesi del documento stilato dal comitato e di cui si fa portavoce Paola Marzinotto – ha a che vedere con le proposte progettuali». Quattro gli elementi evidenziati nel documento inviato al sindaco, al settore IV del Comune, alla Regione, alla Soprintendenza e all’Azienda sanitaria: la spianata della strada per allargarla, con conseguente abbattimento della vegetazione; l’inserimento di una struttura metallica alla base del sentiero; la scelta di creare un “falso naturale” con l’introduzione di una vegetazione tipo Magredo e il ricorso ad alberi colorati.

Ricostruendo lo stato pre cantiere, partendo dalla relazione del botanico Livio Poldini (eseguito in occasione del Piano particolareggiato del Parco Comprensoriale del Noncello), la referente del comitato evidenzia che il progetto prevedeva una pulizia selettiva della vegetazione, con l’utilizzo di attrezzature leggere. Invece «si è invaso il territorio spianando una strada larga molto più dei cinque metri e si è tagliato di tutto e di più». Secondo Marzinotto è «incomprensibile» la scelta di costruire «una struttura metallica dove viene appoggiato il percorso: un grigliato tipo “orsogrill”. Capisco che ci troviamo in un ambiente antropizzato, ma poteva essere sufficiente una pavimentazione permeabile naturale». Inoltre «viene incomprensibilmente previsto un prato stabile del tipo che evochi il “Magredo”. Ma, cosa c’entra con questa zona?».

Altro «elemento antropico discutibile, la tinteggiatura delle alberature morte o senescenti che ampliano l’effetto mistificante della “natura costruita” e smentiscono l’obiettivo prefissato dell’importanza di queste presenze ai fini dell’ecosistema complessivo – recita il documento –. Credo che per la fauna queste colorazioni rappresentino una invasione dell’uomo sulla natura e, di conseguenza per la fauna, una ricerca di nuovi spazi di ricollocazione e rinidificazione». Per questa ragione, «si può credere e temere che non sia fuori luogo prevedere nei prossimi anni l’edificazione in questa zona». —



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