Il San Michele ha il belvedere è la terrazza della memoria

Inaugurata la piattaforma che dal piazzale della Zona Sacra domina la pianura dell’Isonzo Tra gli ospiti il conduttore televisivo Giacobbo. L’assessore Torrenti: «Sosterremo il progetto»
Di Stefano Bizzi
Bumbaca Gorizia 20.11.2016 San Michele, rinnovata zona sacra © Fotografia di Roberto Coco
Bumbaca Gorizia 20.11.2016 San Michele, rinnovata zona sacra © Fotografia di Roberto Coco

SAGRADO. La memoria sospesa. L’architetto Adreas Kipar ha definito così il belvedere progettato dal collega Paolo Burgi che dal Monte San Michele si affaccia sulla pianura isontina. Come una lama nel cielo, la piattaforma di cemento si allunga verso il vuoto dal piazzale della Zona Sacra. Sul passamano del parapetto sono incisi i versi delle poesie del poeta soldato Giuseppe Ungaretti e per chi si affaccia la vertigine, anche emozionale, è una certezza.

Il cantiere non è ancora terminato, ma la terrazza panoramica è stata inaugurata ieri dalla vicepresidente della Provincia, Mara Cernic, al termine di una mattinata apertasi a Palazzo Attems con il dibattito al quale è stato invitato come ospite d’onore il giornalista e autore televisivo Roberto Giacobbo. Stravolgendo l’intervento che aveva preparato per l’occasione, il conduttore di “Voyager” ha parlato di epigenetica anziché delle invenzioni che durante la prima guerra mondiale hanno contribuito a cambiare la società in cui viviamo. «La memoria genetica», ha osservato Giacobbo, «rimane nelle generazioni, ma le iniziative dedicate al ricordo sono fondamentali».

Nato ormai 10 anni fa per mano della Provincia, che voleva dare una cornice unica di riferimento alle tante attività legate al centenario della Grande Guerra, il progetto “Carso 2014+” andrà avanti anche sotto la Regione. Cambia la regia, ma non l’obiettivo. Ad assicurarlo è stato Gianni Torrenti. Rispondendo ai dubbi della vicepresidente Cernic, l’assessore alla Cultura della giunta Serracchiani ha rassicurato: «L’impegno è continuare senza tentennamenti e senza modifiche. Il progetto non si conclude. Speriamo si possano incrementare le risorse».

I tempi di realizzazione delle opere si sono dilatati a causa dei limiti di spesa imposti dal Patto di stabilità e la Provincia non potrà quindi terminare quanto impostato. In ogni caso fin dal principio l’arco temporale di riferimento era stato maggiore rispetto a quello strettamente legato all’anniversario del conflitto. Lo dimostrano il “più” del nome e la scelta del logo. «Abbiamo pensato di rappresentare Carso 2014+ con una spirale che non si chiude su sé stessa, ma che si apre al mondo», ha sottolineato Kipar, autore del masterplan paesaggistico, aggiungendo poi: «Carso 2014+ è un progetto del futuro. Ai politici dico che in tutti i progetti abbiamo bisogno di scadenze. Qui lancio quella del 2018 che non rappresenta solo la fine della Grande guerra: è anche l’inizio della Pace. Pensiamo, ad esempio, a come portare qui il Festival europeo della gioventù con la passeggiata della Pace».

Per il momento sul Monte San Michele è stato aperto solo il primo dei due terrazzi panoramici progettati dall’architetto Burgi. I metri “rubati” al vuoto sono una manciata, ma permettono all’osservatore di vedere dettagli prima invisibili e di comprendere meglio il territorio su cui si muovevano i soldati in trincea. «Quella che vediamo oggi», ha spiegato Burgi, «è soltanto una parte del progetto. Un progetto così, in un luogo così carico di storia, non può fallire».

In quella che alla mattina a palazzo Attems il moderatore e giornalista Rai Paolo Notari ha battezzato come una «una chiacchierata salottiera tra amici», lo storico Mitja Juren ha definito il Monte San Michele come il vero Altare della Patria. D’Italia e non soltanto.

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