Il sacrario e i cimeli: a Redipuglia la memoria della Grande Guerra

GORIZIA. La memoria passa attraverso i suoi simboli, raccolti e conservati da chi vuole preservarla. In un luogo dove il passato è perenne, come il Sacrario di Redipuglia, ci sono in particolare tanti piccoli e grandi tesori, non troppo conosciuti, che vengono quotidianamente salvati dalle ingiurie del tempo. Un insieme di reperti e oggetti d’arte che, tra l’altro, continua a crescere, perché c’è chi spedisce ancora oggi, dal 1938, cimeli della Prima guerra mondiale all’indirizzo dell’area monumentale.
Di questi temi si è parlato ieri a Gorizia, alla Fondazione Carigo, dove è stato presentato in particolare il restauro di un corpus di 53 lastre fotografiche, risalenti agli anni della Grande Guerra, un dipinto e due fotografie di grande formato. Sono opere di proprietà del ministero della Difesa, in particolare del Commissariato generale per le Onoranze ai caduti, tornate a nuova vita grazie a un contributo della Fondazione Carigo, con la collaborazione del Comune di Fogliano Redipuglia e su autorizzazione della Soprintendenza.
Un intervento che «conferma la nostra attenzione al Sacrario. La memoria passa attraverso simboli che dobbiamo far vedere - ha introdotto il presidente della Fondazione Carigo Gianluigi Chiozza –. Gli interventi rientrano nel novero delle attività artistiche e culturali cui contribuisce la Fondazione, che conferma così la sua volontà di valorizzazione delle opere d’arte e di interesse storico legate al territorio isontino, con l’intento di garantirne la fruibilità». Nel caso concreto, la volontà è quella di mantenere viva la memoria degli eventi della Grande Guerra e di sostenere lo sviluppo del Sacrario di Redipuglia e del suo museo, come già effettuato con altre iniziative, tra cui il restauro, recentemente concluso, dei registri dei caduti che vi sono tumulati.
Dopo il presidente della Carigo hanno parlato dell’ultima operazione il sindaco di Fogliano-Redipuglia Calligaris e il colonnello Norbert Zorzitto (Onorcaduti).
In particolare il militare si è soffermato sul dipinto di Giuseppe Ciotti (1889-1991), un olio su tela del 1922 che raffigura la Pietà e che ha richiesto un lavoro di pulitura, consolidamento del colore, risarcimento delle lacune, sostituzione del telaio e foderatura del retro del quadro. Si è passati poi a visionare, anche dal vivo con una presentazione del “prima” e del “poi” dell’intero corpus di opere, le due immagini che ritraggano, rispettivamente, il Duca d’Aosta intento a consegnare un’onorificenza e il tenente Federico Castegnaro all’interno di uno studio fotografico presumibilmente prima dell’inizio della Grande Guerra.

Sono due fotografie di grande formato conservate in una delle sale adiacenti alla Cappella posta in cima alla scalinata del Sacrario. Ripuliti e ricostruiti nelle parti che risultavano abrase, i due ingrandimenti sono stati anche oggetto di reintegrazioni cromatiche laddove necessarie, e sono state infine rimontate su supporti idonei alla loro conservazione. Il dipinto e le fotografie sono stati restaurati dalla ditta Esedra di Udine.
Per quanto riguarda l’intervento conservativo sulla collezione fotografica risalente al periodo bellico della Prima guerra, si tratta di una collezione di 53 lastre con formato 9x12 risalenti, composta da ritratti dal fronte e della vita famigliare, singoli e di gruppo, ricchi di dettagli e di grande valore storico e documentario. Il restauro è stato effettuato dal laboratorio Crea (Centro Ricerca Elaborazione Audiovisivi), attivo nell’ambito del corso di laurea Dams dell’Università di Udine con sede a Gorizia.
L’operazione, che ha permesso di documentare questo prezioso patrimonio, ha previsto l’archiviazione degli originali secondo precisi criteri conservativi e la scansione degli stessi, così da crearne un archivio digitale. «Ognuno di questi oggetti ha una storia alle spalle, una storia personale e una storia familiare, da presentare in maniera leggibile ai visitatori», ha concluso ieri Zorzitto parlando del patrimonio complessivo di opere racchiuso al Sacrario, destinato almeno in parte a godere di una seconda vita.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto