Il ritorno in politica di Basso alla guida dei renziani friulani: «Riprendiamoci i moderati»

L’ex Fi e presidente della fondazione Morpurgo Hofmann alla Leopolda: «Collaborazione leale con il Pd, Shaurli sta facendo un ottimo lavoro» 

Il ritorno di Michele Basso in politica si concretizza alla Leopolda dove l’ex Forza Italia, candidato nel 2008 alle Comunali di Udine, partecipa fino a questo pomeriggio a quello che rappresenta il battesimo ufficiale di Italia Viva dopo la scissione decisa da Matteo Renzi una manciata di settimane or sono. Basso, che nel proprio curriculum vanta anche la presidenza della fondazione Morpurgo Hofmann di Udine, ricomincia da Italia Viva, vestendo i panni di guida dei renziani friulani e assicurando al Pd locale leale e onesta collaborazione istituzionale.


Basso perchè ha scelto di aderire a Italia Viva?

«Perché Renzi è un uomo pragmatico, che ha saputo garantire una svolta al Paese in un momento di stagnazione e perché dopo aver commesso alcuni gravi errori nella sua storia politica è riuscito a svoltare».

In che modo?

«È uscito dalla confort zone del Pd, e non era scontato, ripartendo da un partito che a oggi veleggia attorno a un consenso inferiore al 5%. Ma invece di guardare al risultato immediato usando slogan scontati pensa davvero all’Italia del 2029. Mentre noi parliamo di digitalizzazione, di infrastrutture, di crisi demografiche e di riforma della famiglia a Roma Matteo Salvini inveisce contro un Governo che lui stesso ha creato».

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Renzi è dato, negli indici di fiducia degli italiani, attorno al 13%-14%: come pensa possa tornare nei cuori degli italiani?

«Non può rialzarsi da solo. La base e i corpi intermedi del partito devono farsi carico di trasmettere l’idea di Italia Viva alla base del Paese. Non possiamo parlare soltanto alle élite, ma dobbiamo rivolgerci all’Italia che vive nelle periferie e a cui dobbiamo attenzione per riavvicinarla alla politica e alle istituzioni. C’è bisogno, in poche parole, di una nuova iniezione di fiducia».

E non potevate farlo stando all’interno del Pd?

«Nei dem abbiamo assistito a un’alternanza puntuale tra ex Pc ed ex Dc. Walter Veltroni, Dario Franceschini e Pierluigi Bersani si sono contrapposti portandosi dietro tutte le ideologie dei partiti in cui sono nati. Renzi ha tentato qualcosa di diverso, provando a imboccare la famosa terza via di Tony Blair. Ma ha infastidito la sinistra che lo ha accusato di guardare troppo a destra e allo stesso tempo non è riuscito a scaldare il cuore dei moderati che mai avrebbero votato quei “comunisti del Pd”».

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Come sono, e saranno, i rapporti con il Pd del Friuli Venezia Giulia?

«Cristiano Shaurli sta facendo un lavoro egregio all’opposizione e credo che nessuno del gruppo regionale del Pd passerà con Italia Viva. I rapporti si baseranno su un piano di leale collaborazione reciproca».

Si è chiesto come mai, un anno e mezzo fa, il centrosinistra ha perso, così male, le Regionali?

«Un po’ perché il trend nazionale era difficilmente contrastabile, un po’ perchè, come detto, ci si è dimenticati di andare nelle periferie e l’elettore ha percepito il Pd più come un’entità romana che friulana».

Qual è il suo giudizio sul primo anno e mezzo di legislatura di Massimiliano Fedriga alla guida della Regione?

«Fedriga è partito con misure spot come l’abbattimento delle rette degli asili nido e l’abbassamento di una quota di imposte per le imprese locali, ma lo snodo della legislatura saranno la riforma sanitaria e quella degli enti locali».

Opinioni in merito?

«La riforma Telesca è un’ottima base di partenza che va implementata e migliorata per quanto ci sia bisogno di tempo per apprezzarne i risultati. Riccardo Riccardi, però, è un uomo pragmatico e mi pare stia emergendo la sua abilità di negoziatore. Quanto agli enti locali, non ha senso tornare alle Province, mentre dobbiamo trovare un modo per dare più poteri ai sindaci, la vera struttura su cui si basa la regione».

Lei ha un buon rapporto con Ferruccio Saro. Ha messo in contatto, come si mormora, Progetto Fvg con Italia Viva?

«Sciocchezze, Saro non ha certo bisogno di me per parlare con Renzi. A un ex senatore è sufficiente chiamare la Batteria del Viminale e farselo passare».

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