Il ricordo del prof. Vigevani a cent’anni dalla nascita

Il secolo che si è concluso da poco, il 15 settembre 2014, é “il secolo di Alessandro Vigevani”.
In quella data, infatti, l’ex preside dello Stellini e insegnante, l’eclettico uomo di cultura, l’appassionato studioso della questione friulana, mancato il 4 novembre 2005, avrebbe compiuto cent'anni. Un gruppo di amici ed estimatori ha deciso di celebrarlo per tutte le sue benemerenze, conseguite in decenni di attività culturale all’estero, ma anche nell’insegnamento e negli studi dedicati ai problemi dell'autonomismo friulano.
L’appuntamento (Ricordando Alessandro Vigevani) è per domani alle 17, nell’aula magna dello Stellini.
Interverranno il professor Bruno Londero (“Contributo di Vigevani all’Accademia udinese di storia, lettere e arti”), Tiziano Sguazzero (“Vigevani e la questione dell’autonomismo friulano”); Gianni Colledani (“Tre grandi amori: il Friuli, gli alpini, l’Udinese”). Seguiranno i ricordi personali del figlio Enrico, medico, dei professori Bruno Vidal e Giorgio Maisano e del giornalista Giorgio Provini.
Vigevani ha girato l’Europa per 40 anni, a cominciare da quelli bui della guerra, con l’Istituto italiano di cultura del Ministero degli Esteri.
Ha insegnato (lettere classiche) anche a Udine, al Percoto e allo Stellini del quale è stato preside dal 1965 al 1971. L’immediato dopoguerra lo aveva visto tra i primissimi maitres à penser dell’autonomismo (nel 1945 ha scritto “Il Friuli oggi” e nel 1946, con Tessitori,”Perchè il Friuli è Regione”. Tifoso del calcio bianconero fin dal lontanissimo 1926, è autore, assieme a Gianni Brera, di “Udinese, Udinese”, 1979, diventato un classico...
Vigevani è nato nel 1914 a Firenze, ma si considerava udinese da quando aveva 5 anni e arrivò con i genitori in Friuli. Entrato allo Stellini nel 1924, dopo la maturità è ammesso alla Normale di Pisa, dove si laurea in lettere classiche nel 1936 con l’elogio di illustri docenti, tra cui Momigliano (italiano), Mancini (greco) e Giarratano (latino).
Nel 1939 riesce a prendersi una seconda laurea, in legge, a Padova. Nel 1940 l’Italia entra in guerra e lui viene spedito con gli alpini in Albania. Rimpatriato nel ’41 viene destinato a Zagabria, all’Istituto italiano di cultura. Con l’8 settembre '43 tutto cambia e il professore viene arrestato dagli yugoslavi per spionaggio. Dopo qualche mese di carcere, è scagionato e torna a Udine.
In Friuli rimane poco. Nel 1944 è a Lodi, in missione per l’ università di Padova. Qui conosce la diciannovenne Annamaria Antonovic, greca di nascita, di padre serbo e madre austriaca che sposerà nel 1949.
Finita la guerra, Vigevani comincia il giro degli Istituti di cultura di mezza Europa: Bulgaria, Romania, Turchia (assieme alla sposina, dove restano due anni scolastici). Poi in Danimarca, a Budapest, Amburgo e Madrid. Nascono i figli e, quando ritorna a Udine, nel 1959, ne ha tre: Lisa, oggi insegnante delle magistrali, Enrico, medico, e l'ultimo, Alberto. La famiglia è cresciuta ma il ...nomadismo di Sandro Vigevani non era ancora finito. Ha fatto un po’ il preside a Gorizia e Cididale, poi è cominciato l’impegno stelliniano. E negli anni ’70, prima della pensione, ha ripreso le vie d’Europa, con soggiorni a Stoccarda e Graz. Poi si è messo ancora a scrivere, per approfondire i problemi dell’autonomismo, però restando sulle posizioni idealiste alla Gianfranco D’Aronco e tenendosi fuori da partiti e movimenti.
Vigevani è mancato il 4 novembre 2005, a 91 anni. Negli ultimi tempi si sentiva molto solo, nonostante tanti ex allievi ed ex colleghi non lo avessero dimenticato. Riceveva le visite in camera, rifiutandosi talvolta di scendere dal letto che condivideva con l’ultima, fedelissima gatta Micia (e solo il figlio medico riusciva a fargli fare qualche passo...).
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