Il rettorato dell’università di Udine occupato dagli studenti “pro Palestina”
La decisione dopo aver presentato una serie di richieste al rettore Pinton, che ha abbandonato la seduta del Senato accademico

La protesta pro Palestina sbarca anche a Udine do, nel pomeriggio di martedì 28 maggio gli studenti dell’ateneo friulano hanno deciso l’occupazione del rettorato piantando delle tende nel parco di palazzo Antonini-Maseri.
La decisione è originata da una serie di richieste che a loro dire sono state disattese da parte del rettore, Roberto Pinton. "L’ateneo esprima una posizione di solidarietà alla popolazione civile palestinese come richiesto dalla mozione presentata a febbraio 2024, l'ateneo metta in atto, secondo le sue possibilità, le iniziative in sostegno alla popolazione palestinese proposte nella mozione, l'ateneo pubblichi una lista delle collaborazioni in corso con Università ed enti israeliani di ricerca, in particolare nell’ambito dell’apparato della guerra, al fine che vengano rese note e discusse".
Queste sono le loro tesi e le loro richieste presentate in mattinata nel corso della seduta del senato accademico. Il documento porta la firma dell'Unione degli universitari, una delle sigle di rappresentanza degli studenti, votate all’unanimità dal Consiglio studentesco durante la precedente seduta.
Prima di questa comunicazione il rettore ha lasciato la seduta in segno di dissenso, di fatto facendo partire la protesta. Così è scattata la protesta degli studenti. "Come Udu – dice una nota degli studenti – crediamo che sia di impareggiabile gravità che le richieste non solo non vengano ascoltate, ma che siano osteggiate apertamente tramite parole ed azioni. Che l’Università non valuti nemmeno un’apertura ai temi di solidarietà alla Palestina è noto da quando la nostra mozione è stata respinta senza nemmeno essere discussa, ma stavolta le richieste non sono solo state disattese, ma proprio inascoltate dal rettore.
Questa ulteriore chiusura arriva dopo l’incontro tra la presidente della Crui e la Presidente del Cnsu, terminato con la presa di posizione della prima a favore del cessate il fuoco immediato, in tendenza con il progressivo cambio di paradigma in molti atenei italiani che hanno fatto proprie le risoluzioni di pace e solidarietà del loro corpo di rappresentanza studentesco. A questo punto ci chiediamo: quanto sangue deve essere versato in Palestina prima che il nostro ateneo prenda una posizione?".
Il comunicato del Comitato per la Palestina Udine
"Sono 40 mila le persone che ad oggi sono state uccise nella Striscia di Gaza e Cisgiordania. Il nostro Paese e le sue istituzioni continuano a collaborare con gli stessi artefici di questo genocidio. Come student3 non possiamo accettare che a questo massacro possano contribuire progetti di ricerca e sviluppo di armi e tecnologie belliche dell’Università degli Studi di Udine. La nostra comunità non può far altro se chiedendo nuovamente all’ateneo di Udine di denunciare il genocidio in atto e di cessare immediatamente i progetti di ricerca e le collaborazioni con aziende belliche e di cybersicurezza italiane e israeliane.
Chiediamo inoltre che vengano approvate delle borse di studio ad hoc per studentesse e studenti palestinesi. Il 15 maggio scorso si è ricordato il 76esimo anno della Nakba palestinese. Sono decenni di oppressione, soprusi, crimini di guerra e contro l’umanità costanti che costringono a vivere il popolo della Palestina in uno stato di terrore e apartheid.
La lotta per l’esistenza che porta avanti il popolo palestinese noi continueremo a combatterla con il mezzo che meglio conosciamo: la conoscenza. Sono passati mesi da quando è stata affossata la mozione delle rappresentanti dellə studenti che chiedevano all’università di prendere posizione netta contro l’offensiva israeliana, non tanto a parole quanto nei fatti. Questa mattina, durante la seduta del Senato accademico, quando la rappresentanza ha riproposto il tema, il rettore ha di nuovo chiuso la porta al dialogo, uscendo dall’aula per non ascoltare il punto. Di fronte all’indifferenza del Rettore noi abbiamo messo le tende in palazzo Antonini.”
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