Il quartiere Sud chiede più attenzione

Cinque medici di base per 15 mila residenti. «Anziani e disabili in difficoltà nella Circoscrizione sud: ci servono servizi potenziati». In tempi di tagli secchi alla sanità, ha il coraggio di chiedere di più per la sua gente: lo fa con la forza della ragione, il consigliere del parlamentino di quartiere Alvaro Canzian. Niente polemiche e poche parole: quelle di uno che milita nel Pd, ma la casacca non conta nel parlamentino di via Goldoni. «Siamo bipartisan – dice Sergio Raso, che milita a destra da una vita - per il bene del nostro tessuto sociale». Quello multietnico, quello dei ragazzini che fanno i bulletti a Villanova, quello delle case Ater da integrare per scongiurare i ghetti dietro la statale a Vallenoncello.
«La gente che guardo in faccia non ce la fa a sopportare i disservizi, cioè i giri a vuoto in città e periferia a caccia dello sportello sanitario – è stata la diagnosi della seduta-fiume nella sede di via Goldoni -. Non abbiamo un distretto di riferimento sicuro a Pordenone, in centro, e mancano i mezzi pubblici per raggiungere quelli aperti in Comina, a Cordenons, Porcia e in altri comuni. C’è il vuoto di poliambulatori – ha monitorato una mappa senza studi associati tra i palazzoni e case degli anni d’oro del boom -. Ci hanno promesso la cittadella della salute, anni fa, e tutto è sfumato: il diritto alla salute vale anche per noi. L’assistenza specialistica è carente a Pordenone e bisogna rivolgersi all’ospedale: preciso che l’azienda ospedaliera, per gli alti costi, dovrebbe trattare soltanto casi gravi e acuti».
Alzata di mano senza battere ciglio di tutti i consiglieri Andrea Salvadori, Vito Palmisano, Vincenzo Marigliano, Sergio Rago, Anna Scialino, Mauro Da Re, compatti con la presidente Antonella Del Ben. Il messaggio è chiaro, in tempi di corsa alle urne nazionali e regionali: basta tagli ai servizi sanitari. «Siamo stati a un soffio per aprire una struttura sanitaria in via Foscolo, qualche anno fa – ha ricordato la battaglia Palmisano -. Poi, la crisi ha congelato le risorse regionali. Ci sono tante strutture vuote: basta la volontà politica e amministrativa per cambiare le cose».
Il piano sanitario regionale 2013 è come una gelata di primavera: blocca le speranze, ma non le prove tecniche di democrazia. Quelle di un parlamentino di quartiere che fa da modello per i palazzi romani. «L’interrogazione va avanti – hanno concluso compatti per il loro territorio i consiglieri, che usano il dialogo come arma contro l’indifferenza -. In questa maniera vogliamo sensibilizzare la cittadinanza contro i vergognosi tagli che colpiscono il diritto alla salute di tutti e chiedere un’informazione puntuale».
Chiara Benotti
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