Il Pronto soccorso di Udine è allo stremo: 84 pazienti in contemporanea

UDINE. Il pronto soccorso di Udine è quello che appare in maggiore difficoltà a causa dell’epidemia di Covid rispetto a tutti gli altri centri sanitari d’emergenza del Friuli Venezia Giulia.
Per buona parte della giornata di giovedì 18 marzo nel seminterrato del padiglione 1 del Santa Maria della Misericordia sono stati gestiti oltre ottanta pazienti (84 alle 14.10) e ciò a fronte di un organico carente e allo stremo delle forze, di spazi insufficienti e di attrezzature che mancano, a cominciare dalle semplici barelle e dai respiratori. Al Cattinara di Trieste, per esempio, nello stesso orario, le persone bisognose di cure erano meno della metà (38); circa un terzo (27) a Palmanova; 24 a Pordenone, 19 a Monfalcone e 10 a Gorizia. Ovviamente i numeri sono anche determinati dal numero dei contagi, dal diverso bacino di utenza e dalle differenti caratteristiche degli stessi nosocomi.
Questa comunque è la “fotografia” della situazione che emerge dai dati pubblicati in tempo reale (l’aggiornamento avviene ogni cinque minuti) dal Servizio sanitario regionale sulla pagina del “psonline”. Infatti, all’indirizzo https://servizionline.sanita.fvg.it/psonline, si possono visualizzare precise tabelle relative ai 18 pronti soccorsi del Fvg, compresi quelli pediatrici e i Punti di primo intervento di Grado e Lignano. In ciascun prospetto vengono indicati i pazienti in trattamento, quelli che stanno aspettando e, infine, il tempo medio di attesa. Ciascuno di questi dati è suddiviso per codice d’urgenza: rosso per i pazienti a rischio vita, giallo per quelli gravi che dovranno vedersi garantire un accesso rapido, verde per quelli differibili e che naturalmente verranno dopo i “rossi” e i “gialli” e bianco per le esigenze sanitarie non urgenti che saranno dunque trattate per ultime. Sono i criteri basilari del cosiddetto triage sanitario, termine che significa smistamento, in questo caso in base alla gravità.
Anche giovedì mattina le ambulanze hanno dovuto stazionare all’esterno in attesa dell’accettazione dei pazienti Covid. Una circostanza, questa, che si ripete con una certa frequenza sia a Udine, sia a Palmanova. Ma riuscire a scendere dall’ambulanza è solo il primo passo per il malato che poi rischia di dover rimanere a lungo in attesa nei corridoi prima di poter essere ricoverato, con gravi disagi suoi e anche del personale chiamato ad assisterlo, visto che spesso non ci sono abbastanza sistemi per monitorare i parametri vitali, gli “attacchi” per l’ossigeno sono tutti occupati e a volte anche sopperire con le bombole è tutt’altro che agevole.
Per chi lavora al pronto soccorso lo stress è altissimo e, dopo un anno di emergenze continue, le forze sono ormai poche. E, visto che i turni si susseguono con pause troppo risicate, quasi sempre non c’è nemmeno il tempo per “ricaricare le batterie”. Secondo chi si trova in prima linea, ma che preferisce non essere citato per evitare malumori interni in un momento già critico, bisognerebbe, giorno per giorno, far fronte alle esigenze del territorio compensando le carenze di determinate aree con le risorse eventualmente disponibili altrove e, comunque, almeno codificare tutta una serie di procedure attualmente lasciate all’iniziativa dei singoli o dei reparti.
Dal direttore generale dell’Azienda sanitaria Friuli centrale Massimo Braganti arrivano alcune importanti precisazioni: «Se si vanno a vedere i dati del “psonline” bisogna anche fare un ragionamento. Se da un lato è innegabile che ci sia una situazione di stress dovuta all’aumento dei contagi, dall’altro è anche vero che bisognerebbe cercare di contenere al massimo i codici verdi e quelli bianchi che si presentano al pronto soccorso, in modo da non andare ad aumentare i disagi. Attualmente registriamo pressione su tutti quanti i presidi dell’AsuFc, non solo su Udine: i numeri sono analoghi a quelli di dicembre e gennaio. E le Terapie intensive sono piene, così come i 370 posti letto dell’AsuFc. Ora la zona del Pordenonese sta accogliendo pazienti di Udine come noi, nella prima fase, avevamo accolto quelli della Destra Tagliamento. Speriamo che la zona rossa porti a un rapido miglioramento».
Nel frattempo, il direttore Braganti rivolge alla cittadinanza un appello: «È fondamentale che tutti mantengano comportamenti virtuosi: mascherine, distanziamento, lavaggio delle mani. Non solo: ogni persona che, per qualsiasi motivo, va a fare un tampone, deve subito porsi in auto-isolamento. Poi, quando arriva l’esito, se disgraziatamente è positivo, allora anche in questo caso la quarantena deve cominciare subito, non bisogna attendere la chiamata della struttura sanitaria perché altrimenti si finisce per mettere a rischio parenti e amici». Inoltre, il direttore ricorda che «i pronto soccorso di Udine, Palmanova e Latisana sono stati ristrutturati per realizzare doppi percorsi e i lavori sono in fase di svolgimento anche a Tolmezzo e San Daniele. Ciò per garantire più sicurezza e comfort. Dal punto di vista organizzativo, poi, ci sarebbe bisogno di decine di infermieri che attualmente non si trovano perché dai corsi ne stanno per uscire solo 12».
Per quanto riguarda i sei che si sono dimessi volontariamente dal pronto soccorso di Udine, il direttore sottolinea: «Quattro hanno vinto concorsi che permettono loro di avvicinarsi alle famiglie e due sono stati valutati negativamente al termine del periodo di prova».
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