Il prete che nascose l’ebreo per salvarlo dalla deportazione



Una storia straordinaria torna alla luce dopo oltre settant’anni in occasione della Giornata della memoria 2020: è quella di Caimo Israel, ebreo originario dell’isola di Rodi, in Grecia, salvato dalla deportazione in campo di sterminio dall’intervento del prete sangiovannese don Giuseppe Cristante insieme con una rete di persone che non si arrese alla brutalità nazifascista, salvando più persone possibile anche mettendo a rischio la propria vita.

Una storia raccontata nel libro “Haim” (in ebraico “Vita”, ma anche altra grafia per il nome Caimo) edito dalla Città di Casarsa della Delizia, curato da Marco Salvadori e contenente anche fotografie e documenti inediti. Sarà presentato venerdì 24 gennaio, alle 20.45, a palazzo Burovich, nell’ambito del programma di iniziative predisposte per la Giornata della memoria che vede in calendario anche una camminata sui luoghi della vicenda, intitolata “Passi della memoria, passi di vita”, che si svolgerà sabato 25 gennaio tra Casarsa, San Giovanni e Castions di Zoppola.

Era il 16 dicembre 1942 quando da Como giunse a Casarsa Caimo Israel. Di antica famiglia rabbinica e poliglotta, era nato nel 1887 nell’isola di Rodi, aveva studiato a Costantinopoli per trasferirsi poi a Parigi. A causa delle persecuzioni naziste aveva cercato rifugio in Italia. Prese alloggio a Casarsa, in quella che ora è via Pasolini, aiutato anche da un futuro senatore, l’avvocato Zefferino Tomè. Dopo l’8 settembre 1943, con l’occupazione tedesca, la situazione divenne sempre più pericolosa.

Una sera d’autunno di quell’anno, rientrando da una passeggiata, alcuni casarsesi lo avvisarono che l’abitazione era circondata dai tedeschi e che non poteva tornarvi. Tomè lo affidò a don Cristante, originario di San Giovanni, parroco a Castions di Zoppola. Il sacerdote lo nascose nel tetto della sua canonica, dove rimase sino al marzo 1945: 15 mesi di paura, ma anche di coraggio, in cui i due uomini misero sotto scacco l’esercito occupante. Di notte, per scaldarsi, Israel scendeva nella cucina e qui, con il prelato, discuteva di fede e vita, instaurando una profonda amicizia. La guerra, nella primavera 1945, stava per finire, quando un collaboratore dell’Ovra, la polizia segreta della Repubblica fascista di Salò, scorse Israel. Ma ancora prima che la delazione portasse a una perquisizione fu spostato nella canonica di Rauscedo.

Nel dopoguerra Caimo Israel si trasferiì dapprima a Cordovado e successivamente a Padova, per fare infine ritorno a Parigi rimanendo in contatto con don Cristante sino alla sua morte, avvenuta nel 1974.

«La vicenda umana di Caimo Israel – affermano il sindaco di Casarsa della Delizia Lavinia Clarotto e l’assessore comunale alla cultura Fabio Cristante –, poco nota e riscoperta grazie alle ricerche di Gianni Strasiotto, meritava un atto concreto affinché non fosse dimenticata. Questa pubblicazione, curata da Marco Salvadori, già bibliotecario a Casarsa, ha avuto il prezioso contributo dei discendenti di Israel. Il decisivo ruolo avuto da don Giuseppe Cristante ci permetterà inoltre di sottolineare come anche nella nostra comunità ci fu chi si impegnò in prima persona per impedire la barbarie della Shoah».

Ecco allora che l’incontro in calendario il 24 gennaio diventa un’occasione importante per conoscere una delle storie di solidarietà umana che hanno contraddistinto un periodo di grandi sofferenze del Novecento. —



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