Il prefetto doma la ribellione dei sindaci

«Li capisco, ma è la legge: non possono dire no». E a San Quirino appello in Regione contro Della Mattia

Il prefetto da una parte, la ribellione di alcuni sindaci dall’altra.

C’è chi manda la polizia municipale a controllare la situazione, come a Cordenons, chi si solleva contro il loro arrivo, come a San Quirino, e chi non li vuole nemmeno vedere, come a Fanna. Il prefetto di Pordenone Maria Rosaria Laganà “prende atto” ma non può accontentarli, perchè precise leggi dello Stato prevedono questo tipo di accoglienza.

«Il fenomeno o lo subiamo o lo gestiamo» osserva il rappresentante del governo, ricordando che la presenza di richiedenti asilo può diventare anche un'opportunità per il territorio. Integrare i profughi, infatti, vuol dire anche renderli utili attraverso piccoli ma efficaci interventi sul territorio: ne sono un esempio realtà come Pordenone o Montereale, dove i rifugiati sono stati efficacemente impiegati in semplici lavori per la pulizia del verde e del territorio.

«Tutto mi si può dire – prosegue il prefetto – tranne di non aver coinvolto i sindaci. Se il sindaco di San Quirino poi mi dice “non li voglio” ne prendo atto ma la soluzione che abbiamo trovato non è d'impatto. Si parla di poche unità che vanno a vivere per un periodo in una comunità. Le motivazioni sono inoltre discutibili perchè queste persone sono accolte con fondi dello Stato e per i Comuni è a costo zero».

A San Quirino la levata di scudi non è soltanto del sindaco, che ha incontrato faccia a faccia il prefetto per sollevare le sue rimostranze, ma anche di quasi tutti i capigruppo in consiglio comunale (tranne un rappresentante del centrosinistra) nonché di parte della comunità, che ha sollevato la discussione pure sui social network. La forte presa di posizione del sindaco sanquirinese Corrado Della Mattia, al contempo, ha indotto un cittadino, Silvano De Bortoli, a scrivere alla presidente della Regione per richiedere la rimozione del primo cittadino dalla sua carica per violazione di norme costituzionali. Un'evidente provocazione che fornisce il livello di dibattito al quale si è giunti sull'argomento.

«Sfido chiunque – fa notare ancora il prefetto – a dire che queste persone abbiano creato disagio nelle comunità in cui si sono insediate». La scelta di non creare grosse comunità di profughi ma di distribuirle il più possibile nel territorio ha proprio lo scopo di integrare gli immigrati all'interno della comunità ospite: obiettivo raggiunto, in taluni casi, ma resta parecchio cammino da fare. (l.v.)

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