Il Pm: così ripulivano il latte contaminato

L’accusa ha ricostruito davanti al Gup le procedure al centro delle inchieste su Latterie Friulane: chiesti 12 rinvii a giudizio
Di Cristian Rigo

UDINE. Invece di essere smaltito come prevede la legge, il latte contaminato dalla aflatossine M1 veniva miscelato con quello “pulito” nel tentativo, non sempre riuscito, di far rientrare la concentrazione delle partite destinate a raggiungere gli scaffali dei supermercati entro i limiti di legge. È questa l’ipotesi formulata dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta su Latterie friulane, il consorzio cooperativo di Campoformido che è stato rilevato da Parmalat più di un anno fa.

Lo ha ribadito ieri il pubblico ministero Marco Panzeri che davanti al gup Francesco Florit ha chiesto per 12 indagati su 15 il rinvio a giudizio con l’accusa di aver adulterato o contraffatto sostanze alimentare o, in alternativa, di aver messo in commercio prodotti alimentari nocive. Una differenza di non poco conto in termini di pena. Per Mauro Pasquini, 47enne di Pravisdomini, contitolare di un’azienda di autotrasporti incaricata della raccolta giornaliera del latte prodotto dai consorziati, il pm ha infatti chiesto una condanna a 1 anno e 6 mesi o in subordine 8 mesi a seconda del reato contestato. Pasquini, difeso da Mattia Callegaro del foro di Pordenone, è stato infatti l’unico a scegliere il rito abbreviato. Gli allevatori Giancarlo Peron, 46 anni di San Quirino e Giovanni Battista De Biaso, 51 di San Quirino invece, i rispettivi avvocati Sergio Gerin e Augusto Cassini insieme a Marco Zucchiatti sempre del foro di Pordenone, si sono accordati con il pubblico ministero per una condanna a 3 mesi e 300 euro di multa, pena sospesa. Il patteggiamento dovrà adesso passare al vaglio del giudice che ha fissato la prossima udienza il 3 maggio.

Nella ricostruzione fatta dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare che aveva portato ai domiciliari Rino Della Bianca, 60 anni, di Tricesimo, allora responsabile dell'approvigionamento del latte al Consorzio, sotto la sua regia «venivano sistematicamente elusi i risultati delle analisi interne; il latte in entrata che risultava contaminato non veniva segregato per essere smaltito, ma veniva miscelato con quello sano per essere commercializzato; in alcuni casi, la miscelazione avveniva a monte, all'atto della raccolta presso la singola azienda agricola». Un meccanismo consolidato insomma che coinvolgeva diverse figure all’interno del consorzio ma non i vertici. Nel corso delle indagini, durate un anno e mezzo, è infatti cambiato l’elenco dei presunti responsabili di quei reati.

Roberto Rossi, 56 anni, di Faedis, l’ex presidente che si dimise dalla carica a seguito del coinvolgimento nell’indagine, e Franco Odorico, 58, di Udine, l’ex direttore generale che invece risolse consensualmente il proprio rapporto con la coop quando subentrò la nuova proprietà, sono stati esclusi al pari di alcuni addetti al laboratorio di analisi. Oltre a Della Bianca è stato invece chiesto il rinvio a giudizio anche per i tre responsabili di settore del consorzio, Alain Marie Francois Surmely, 54 anni, di Pozzuolo (laboratorio analisi), Isabella Croattini, 50, di Pasian di Prato (qualità) e Roberto Gerunda, 60, di Trieste (produzioni) e per gli allevatori Giovanni Mezzavilla, 51 anni, di Basiliano, Tullio Bertuzzi, 54, di Campoformido, Elisabetta Doles, 62, di Romans d'Isonzo, Gianlauro e Gianluca Del Giudice, di 78 e 39 anni, di Vissandone di Basiliano, ed Ennio, Loris e Mauro Frucco, di 63, 33 e 28 anni, di Cornino di Forgaria nel Friuli.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto