“Il Piccolo principe” al Nuovo, «un mistero di poesia»

Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco parla della celebre favola, in scena sabato 5 al Giovanni da Udine in forma di spettacolo-concerto

«Ecco il mio segreto: non si vede che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». Oppure: «È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante».

Due esempi, celeberrimi, di quel compendio di saggezza e poesia che è Il piccolo principe di Antoine de Saint-Éxupery. Libro amato e tradotto in tutto il mondo, storia di un’iniziazione alla vita, misteriosa e affascinante, sulla quale si sono formate generazioni di giovani fin dal suo appaire negli anni 30 del ’900. E ora, a riproporre Il piccolo principe, ci sono Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni, con la complicità del percussionista Rodolfo Rossi, sabato 5 al Giovanni da Udine (da segnalare che per i giovanissimi dai 5 a 15 anni l’ingresso costa soltanto 2 euro).

L’occasione di confrontarsi con questo romanzo che Gifuni definisce un «mistero indecifrabile» arriva ai due attori, qualche anno fa, da Elisabetta Sgarbi per la collana di audiolibri Bompiani, e da lì la voglia di farne un racconto teatrale. Scartata subito l’ipotesi di una drammatizzazione del testo, la scelta è quella di uno spettacolo-concerto che mantenesse però la forma del racconto.

«A partire dalla distribuzione dei personaggi dell'audiolibro – spiega Bergamasco –, in cui io interpretavo il piccolo principe e la rosa e Fabrizio il narratore e gli altri personaggi, abbiamo cercato di restituire lo spirito di un testo che, nell'apparente semplicità, presenta un repertorio complesso, anche e soprattutto per una messinscena. Da questi presupposti e dalla mia formazione di musicista, è nata l'idea del concerto e di avvalerci del potere evocativo della musica e, con essa, della collaborazione di Rodolfo Rossi, musicista con cui abbiamo già collaborato felicemente anche in passato».

Ma come è andato l’incontro con questo personaggio e questo libro che si gioca molto sul filo rischioso di equilibri delicatissimi, tra profondità e retorica zuccherosa, da cioccolatino? «Questa favola l'ho scoperta da adulto e subito mi ha spiazzato – racconta Gifuni –, ho avuto l'impressione di trovarmi davanti a qualcosa di molto oscuro, profondamente dissonante. Un testo in codice che nasconde qualcos'altro, sempre imprendibile. Per superare questa sorta di disagio provo a giocare con le voci, attribuendo a ciascun carattere quelle di amici e colleghi che conosco bene, da Orazio Costa a Filippo Gili al regista Theo Terzopoulos...».

«Per me, invece – aggiunge Bergamasco –, il primo incontro fu nell'adolescenza. Se allora il tratto che più mi colpiva era la malinconia, oggi è la sua apertura alla vita, nonostante il finale parli di un bambino che se ne va, che si dilegua nel cielo... Il piccolo principe non è più là, ma resta nei nostri cuori». Messaggi da far arrivare in platea? «Parlare di messaggi è pericolosissimo, rispondono all’unisono, e fuorviante. Preferiamo una lettura che coinvolga lo spettatore e lo stimoli a trovare da sé la chiave per entrare in questo testo che è per molti versi insondabile, o comunque non si presta a interpretazioni unilaterali».

Il piccolo principe, come Pinocchio, è un testo tra i più letti e pubblicati al mondo: non a caso due libri per ragazzi e bambini. O almeno apparentemente. «E infatti – conferma Gifuni – il gioco è la chiave di tutto, è l'attività che il bambino realizza con la massima serietà. E il gioco è centrale in questo libro.

Nella riduzione scenica abbiamo riproposto questo concetto e la stessa musica gioca col protagonista». Il quale, non a caso, sta su un’altalena. «Il piccolo principe – precisa Sonia Bergamasco – agisce sulla scena ora ponendosi in punta di piedi, ora in bilico sull’altalena, che si collega all'idea di sospensione che caratterizza l'infanzia e che permea l'opera di Saint-Éxupéry».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto