Il pasticciere-ambasciatore con oltre mille ore di volo

CIVIDALE. Nel suo piccolo borgo, Ponteacco di San Pietro al Natisone, lo chiamano «l’ambasciatore». Titolo honoris causa, a ragion veduta: Gianni Battistig, 56 anni, che nella quotidianità si dedica ai dolci (lavora al panificio-pasticceria Cattarossi, a Cividale), è talmente patito dei tour nel mondo da pianificare la propria esistenza in funzione degli stessi.
Un autentico, entusiasta viaggiatore seriale, che porta in giro per il pianeta – così piace immaginare ai suoi compaesani – il nome di Ponteacco, appunto, e delle Valli del Natisone: di qui l’affettuoso appellativo, più che mai calzante adesso che il maestro degli strucchi e delle gubane (in primis) ha raggiunto, di recente, e proprio in questi giorni superato il traguardo record delle mille ore di volo.
«Ma mica mi fermo qui», tiene a puntualizzare lui, freschissimo di rientro dalla Thailandia, terra che lo aveva già accolto quattro volte. «È dal 1985 che giro per il globo, con uno o due grandi viaggi l’anno», racconta il maestro pasticcere, che non appena rimette piede a casa e mani in pasta, nel laboratorio dolciario di corso Paolino d’Aquileia, inizia a fantasticare sul prossimo obiettivo, se non addirittura a programmare nei dettagli l’ennesima uscita.
Superfluo dire che più lontano si va meglio è (anche se poi Battistig non disdegna nulla, pur di muoversi): «A suo tempo – ricorda – le mille ore in aria mi sembravano un miraggio e invece eccoci qua: meta raggiunta, oltrepassata e a questo punto da accrescere. Avanti verso le 1.500».
Galeotta fu la prima esperienza, che ha innescato un impulso irrefrenabile: «E pensare – rivela il “diplomatico” dei ponteacchesi – che ero semplicemente andato a trovare uno zio, in Svizzera. Avevo 17 anni, era la prima volta che salivo su un aereo. Lì è scattato qualcosa, non ho più saputo fermarmi».
Precursore dei viaggi invernali, ormai non certo una rarità ma trent’anni fa sì, Gianni Battistig ha iniziato a girovagare all’estero. Troppe, per essere citate, le sue destinazioni, diverse delle quali reiterate. Si possono menzionare, in compenso, quelle che più gli sono rimaste nel cuore: «Perù: il Capodanno del 2000 l’ho festeggiato sul Machu Picchu. E poi Nepal: splendido, Kathmandu mi ha incantato».
Di ogni avventura il 56enne conserva una ricca documentazione fotografica: «Ho un archivio smisurato», rivela aprendo un ventaglio di immagini, rappresentanza di tre decenni e oltre di peregrinazioni.
Un album ancora aperto e che sicuramente saprà arricchire.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto