Il nodo della prescrizione civile per far valere il diritto di rivalsa

L’avvocato Zilli: diritto di rivalsa per altri 5 anni bloccando la scadenza. «La Regione, attraverso i suoi organismi, avrebbe dovuto controllare» 
Gianberto Zilli, l'avvocato che assiste la maggioranza delle parti civili
Gianberto Zilli, l'avvocato che assiste la maggioranza delle parti civili

In queste ore i soci della CoopCa stanno valutando se interrompere o meno la prescrizione civile. Se optano per questa strada dovranno farlo entro il prossimo 17 novembre, data oltre la quale non potranno presentare la richiesta di risarcimento ed esercitare quindi il diritto di rivalsa nei confronti della Regione e degli amministratori.

Decorso questo termine i circa 3 mila soci perdono il diritto di credito, non potranno più chiedere quello che gli spetta. Da qui la decisione di indire due diverse assemblee, a Tolmezzo e a Codroipo, per valutare la situazione anche alla luce dello stato di attuazione del Piano di concordato.

Trattandosi di un atto concreto di esercizio del proprio diritto, se i soci decideranno di interrompere la prescrizione dal giorno seguente alla presentazione della domanda, avranno altri cinque anni di tempo per chiedere i risarcimenti. Ieri sera, il legale del maggior numero delle parti civili, l’avvocato Gianberto Zilli, ha spiegato alla gente riunita in sala, tutti i dettagli della situazione. Trattandosi di scelte individuali, i credito decideranno singolarmente come procedere.

Non è detto che tutti seguano questa strada anche perché dei circa tremila soci solo il 10 per cento (300) si è costituito parte civile.

Il diritto di rivalsa in sede civile può essere esercitato nei confronti degli amministratori di CoopCa e della Regione. L’ente può essere chiamato in causa perché, «attraverso i suoi organismi, avrebbe dovuto controllare i risultati di gestione e quindi i bilanci e i conti bancari.

Lo prevede – chiarisce il legale – una legge regionale». Non va dimenticato che il passivo concordatario supera i 92 milioni di euro. Basta questo numero per comprendere che la fine della CoopCa ha contribuito ad aggravare la situazione della montagna colpita soprattutto dallo spopolamento. Sempre l’avvocato, infatti, ha già avuto modo di spiegare che finora i soci, su 100 euro di credito non ne hanno ricevuti neppure sette.

Rispetto alla situazione triestina dove altri soci sono rimasti coinvolti, la situazione della CoopCa si diversifica dal fatto che in una famiglia più componenti hanno perso tutto.

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