Il naufragio della “Venezia delle nevi” E un conte belga si rovinò per un sogno

IL PROGETTO
BUDOIA
Il nuovo può far ricordare il passato. In questo caso il “sogno” della Venezia delle Nevi viene evocato dalla pista ciclabile costruita sulla vecchia carrareccia, di una dozzina di chilometri che dallo chalet Belvedere, sopra Dardago, si inerpica fino alla dorsale Piancavallo-Cansiglio. Quel tracciato per gli amanti della mountain bike fa emergere una storia di oltre mezzo secolo fa, nata fra Venezia e Budoia come grande progetto turistico, naufragata in un fallimento che travolse il conte belga Daniel D’Ursel, nobile vicino alla casa reale di quel paese.
La gondola nella neve
Oggi della “Venezia delle nevi” rimane il logo del sogno mai realizzato. Il pettine della gondola, che richiama i sestieri veneziani, con sullo sfondo il cristallo di un fiocco di neve. Idea originale quella di sposare la perla della laguna con le montagne Budoia. È Pietro Panizzut ad averla. Costui è un uomo di mondo, a Venezia frequenta madame Mary Perceval, belga, professoressa di francese che insegnerà a Pordenone. Madame Perceval, a metà degli anni Sessanta, è segretaria di un sodalizio di miliardari. Il progetto di Panizzut, grazie a lei, fa subito breccia in alcuni facoltosi e potenziali investitori. Di lì a poco, sull’altipiano budoiese arriva il conte Daniel D’Ursel che, affascinato dal luogo dà il via al progetto “Venezia delle nevi”, investendo quanto possiede. Si susseguono incontri con l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Armando Del Maschio, cene di lavoro, organizzate dal conte D’Urcel che nomina Edgard Ovart, suo connazionale, direttore della società “Venezia delle nevi”.
I quotidiani locali alla fine di agosto del 1965 pubblicano una lunga intervista di Ovart sul progetto. È prevista l’apertura di una strada sopra Dardago, per arrivare alle pendici del Sauc. La conferenza stampa di Ovart al Moderno dovrebbe invogliare i pordenonesi a c omprare alcuni dei 285 lotti già tracciati. Comunque sia, in quell’afoso agosto di 53 anni fa, il conte D’Urcel e monsieur Ovart fanno aprire la strada, lunga più di 17 chilometri da Dardago al “Belvedere”, alla lottizzazione sotto il Sauc. Ma il sogno della “Venezia delle Nevi” finisce con un brutto risveglio.
L’amara realtà
I soldi del conte D’Urcel bastano appena per finire la strada e pagare i professionisti per il frazionamento dei 285 lotti, che restano invenduti. Sotto il Sauc mancano i servizi, non c’è luce né acqua. In più i politici nazionali e regionali ignorano il fascino della “Venezia delle nevi”, optando per il più concreto sviluppo di Piancavallo, dove Edilutr sta costruendo i primi alberghi. Per il conte Daniel D’Ursel è la rovina, per tutti gli altri finisce il sogno della “Venezia delle nevi”. Resta l’apertura del ristorante “Chalet Belvedere” e fra un po’ la strada del conte diventerà una pista ciclabile costruita da Promoturismo Fvg con un investimento di 950 mila euro. —
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