Il museo sul baco da seta racconta la storia del paese

FAGAGNA. Morârs e Galete, ovvero alberi e bozzoli, è il titolo non di una semplice esposizione, ma del primo laboratorio che ricostruisce l’antico ciclo della seta, dal baco alla tessitura. Un ciclo al quale la maggior parte del Friuli contadino si dedicava fino a metà del secolo scorso.
Il laboratorio, realizzato assieme a un volume di 250 pagine dallo stesso titolo da Il Cavalîr, ecomuseo della gente di collina e dal Museo Cjase Cocel grazie al Comune di Fagagna e all’Uti collinare, sarà inaugurato questa sera alle 18 nella sala consiliare del palazzo municipale. A rendere unico l’evento fagagnese, oltre alla straordinaria ricchezza dei reperti originali, il fatto di essere vivente: protagonisti del laboratorio sono soprattutto i bachi da seta appena nati, che da oggi e fino al 30 giugno, data di chiusura dell’iniziativa, si mostreranno ai visitatori.
Il progetto, che coinvolge oltre a quello di Fagagna anche i Comuni di Moruzzo e Rive D’Arcano, ha tra i suoi obiettivi quello di scongiurare la dispersione di un patrimonio materiale e immateriale prezioso, ma in fase di estinzione. «Nell’Ottocento il Friuli collinare – spiegano gli organizzatori – era costellato da essiccatoi e filande. A Fagagna non c’era nulla di tutto questo, ma c’era uno dei pochi osservatori bacologici, che aiutò i contadini a debellare le diverse malattie che a metà del 19º secolo misero in ginocchio la seri-bachicoltura. Ecco perché tra i reperti ci saranno anche i rarissimi testi utilizzati per fare scuola ai contadini fagagnesi: grazie al lascito Pecile venivano organizzati dei corsi per chi si occupava di bachi da seta. Così i contadini fagagnesi, la domenica pomeriggio, anziché avere momenti di svago frequentavano i corsi di bachicoltura».
All’esterno del palazzo comunale sono stati collocati tre gelsi: le loro foglie sono il nutrimento dei bachi. All’interno gli attrezzi utilizzati per sminuzzare le foglie per i bachi nelle loro prime settimane e gli strumenti utilizzati nelle varie fasi di lavorazione del bozzolo: «La particolarità di questi attrezzi – ci spiegano – sta nel fatto che non erano quelli usati nelle aziende, ma nelle case, da chi affiancava al lavoro dei campi questa attività. Per questo gli strumenti sono rarissimi, realizzati con oggetti di scarto, anche con pezzi di residuati bellici». —
A.C.
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