Il Molino Zuzzi regala il Natale di luci e sposta il magazzino all’ex Seleco-Sim 2

L’idea sarebbe trasferire l’intera produzione entro il centenario del 2023. «Ma soltanto se spunta un progetto per l’attuale, storica sede in centro» 

Da quattro anni ormai, questo è il quinto, a Pordenone non è Natale fino a quando il Molino Zuzzi non prende vita, illuminandosi dei colori tipici della festa e regalando ogni volta un’emozione a chi, la sera, si trova a passare dalle parti di via Oberdan da fine novembre e per tutto il mese successivo.

Il 2020, nonostante gli orrori e la tristezza che ha portato, non fa eccezione: da diversi giorni ormai, sulle pareti esterne del grande edificio della Società di macinazione, al calar del sole compare una baita immersa in un bosco imbiancato da un’interminabile nevicata. Una proiezione multicolore animata che coinvolge l’intera struttura, compreso il silo del grano. E che regala uno spettacolo a dir poco suggestivo. I promotori dell’iniziativa sono i fratelli Valentino e Marco Zuzzi, titolari, assieme a papà Giampaolo, dell’azienda che dal lontano 1923 macina il grano in pieno centro. Imprenditori che non pensano solo al profitto, ma hanno a cuore il sociale e la loro amata città e lo dimostrano in molti modi.

«L’idea – racconta Marco Zuzzi – ci è venuta vedendo, qualche anno fa, il bell’effetto delle proiezioni natalizie su alcuni edifici del centro di Sacile. E poi sono sempre stato appassionato di luminotecnica. Così abbiamo contattato la ditta che aveva realizzato lo show di luci in riva al Livenza e cominciato a “decorare” per il Natale il Molino, sfruttandone le ampie superfici e la sua posizione in centro. Un investimento importante, che ogni anno rinnoviamo e incrementiamo. Ma non certo per avere visibilità. Lo facciamo perché è bello, perché amiamo Pordenone e il Natale, perché le luci portano buonumore e speranza, soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo vivendo. E poi crea aspettative, anche in noi stessi, visto che le grafiche cambiano sempre».

Un segnale che rappresenta pure una sorta di “grazie” alla città. «Sì, perché Pordenone – prosegue Zuzzi – è cresciuta intorno al molino. Nel 1923 era una struttura nata in campagna, poi si è sviluppato il tessuto urbano. Al quale creiamo anche dei disagi, con i rumori e il passaggio dei nostri camion in pieno centro. A Natale, in qualche modo, cerchiamo di sdebitarci nei confronti di chi ci supporta e ci sopporta. Abbiamo anche pensato di spostarci: intanto abbiamo acquisito l’area dell’ex Seleco-Sim 2 a Vallenoncello, dove l’anno prossimo trasferiremo il magazzino logistico per la distribuzione. E dove un giorno, sarebbe bello nel 2023 in occasione del centenario, potremmo costruire il nuovo molino. Ma ciò non avverrà sino a quando non sarà pronto un progetto importante per il recupero della struttura. Che sia pubblico o privato non importa. Conta solo che il vecchio molino non diventi una cattedrale nel deserto, un’area di 7 mila metri quadri e 50 mila cubi lasciata all’abbandono e al degrado. Ci interessa che rimanga un segno del nostro passaggio, ma soprattutto che venga realizzato qualcosa di bello e sostenibile».

L’amore per la città della famiglia Zuzzi è cosa nota: Giampaolo con il suo impegno economico ha salvato il Pordenone calcio tre lustri fa e da allora è al fianco del presidente Lovisa. Marco e Valentino al momento dello scoppio della pandemia hanno lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma Gofundme.com a favore della terapia intensiva dell’ospedale di Pordenone che ha superato ogni aspettativa, raggiungendo quota 335 mila euro. «Mia mamma Maria Giovanna, che ci ha lasciato due anni fa – ricorda Marco – ci ha sempre insegnato che quando si riceve qualcosa, qualcosa bisogna restituire. E questa città ha dato molto, a mio nonno, a mio padre, e oggi a noi che portiamo avanti il loro lavoro. Per ricordarci chi siamo e da dove veniamo, ricambiamo la fiducia del territorio». —

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